Hanno emesso fatture false per anni, mettendo a segno una frode fiscale milionaria: si parla di 35 milioni di euro e di un’associazione per delinquere ramificata tra Lecco, Milano e la Brianza, con sede a Seregno. Il tutto operando nel settore dei toner e dei materiali consumabili per stampanti. Al termine di un’operazione partita nel 2014 proprio a Lecco, i militari della Guardia di Finanza di Lecco, coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Monza, hanno sgominato l’organizzazione criminale, denunciando diciotto persone ed effettuando un sequestro preventivo per quasi 11 milioni di euro.
Lecchese è anche uno dei quattro “pilastri” dell’associazione criminosa finiti nella rete delle Fiamme gialle: si tratta di un 49enne nato e cresciuto a Lecco. Al suo fianco, a tenere le redini dell’organizzazione basata su una serie di scatole cinesi, anche un 63enne di Dubai, un 62 enne di Sesto San Giovanni e una donna di 63 anni residente a Lugano.
«L’operazione denominata “Black Ink” ha interessato tutta la Brianza – ha spiegato il maggiore Domenico Peluso, comandante del Gruppo di Lecco delle Fiamme gialle – L’attività di indagine è iniziata nel 2014 e ha permesso di far luce su un’organizzazione dedita all’emissione di fatture false, relative a operazioni inesistenti. Di fatto, non applicavano l’Iva e in questo modo riuscivano anche a vendere questo materiale a prezzi notevolmente concorrenziali, falsando le regole del mercato. Per farlo, i soggetti avevano posto in essere una serie di società “cartiere”, detto così perché di fatto sono scatole vuote che servono solo ad emettere fatture false. Una tecnica, questa, utilizzata per rendere complessa la tracciabilità di nomi e operazioni».
Queste società, amministrate da prestanome e prive di una struttura organizzativa reale, acquistavano da fornitori nazionali toner e consumabili per stampanti senza l’applicazione dell’Iva. Successivamente la merce veniva venduta ad ulteriori società cartiere, per poi arrivare ai destinatari finali attraverso l’emissione di fatture per operazioni in realtà inesistenti.
Le indagini hanno quindi permesso di individuare a Seregno la base dell’associazione: era qui che il sodalizio criminale si riuniva per emettere fisicamente le fatture. Ed è qui, oltre che presso le abitazioni dei soggetti individuati, che le perquisizioni hanno permesso di individuare molta documentazione contabile ed extra-contabile, token bancari, telefoni cellulari e materiale informatico. Inoltre, analizzando le chat di Skype e Whatsapp, i finanziari hanno appurato anche i compiti svolti da ciascun membro dell’associazione nonché il coinvolgimento di altre figure che formalmente non risultavano essere connesse con le società coinvolte.