Sono giornate difficili, tese, cariche di nervosismo e apprensione. Proprio mentre pensavamo di esserci lasciati alle spalle uno dei periodi più bui nella storia recente dell’umanità, quello della pandemia, nella nostra quotidianità è invece entrata l’orribile realtà di una nuova guerra in suolo europeo, quella tra Russia e Ucraina. Fatto doppiamente odioso perché i conflitti armati, sebbene esecrabili sempre e comunque, lo sono a maggior ragione quando coinvolgono popoli fratelli, come tutti gli europei dovrebbero essere.
E invece questo è avvenuto ancora oggi, nel 2022, nonostante nel recente passato non siano mancati, anche nell’estremità occidentale del Vecchio Continente, esempi di orrori provocati da politici che si sono sentiti investiti del ruolo di “rappresentanti del bene” mentre davano l’ordine di spargere morte e sangue innocente. Il prossimo 24 marzo cadrà infatti il 23esimo anniversario dell’avvio dei bombardamenti Nato sulla Ex Jugoslavia. Bombardamenti che durarono la bellezza di 78 giorni colpendo mortalmente città come Pristina e Belgrado.
Delle 23mila bombe sganciate, molte provenivano da aerei partiti da basi situate nella nostra bella Italia, che aderì entusiasticamente a quella missione. All’epoca ricordo si dicesse che orrori simili, in Europa, non avrebbero più dovuto trovare casa. Purtroppo tocca prendere atto che così non è stato.