Non era bastato lo scempio di poche settimane fa, al monumento a Garibaldi di Monza, nei Boschetti reali di via Petrarca: lo scempio raddoppia grazie a una (fuori tempo) polemica politica tra garibaldini e “brigantisti”.
Le ultime scritte sono della settimana a cavallo tra maggio e giugno: dopo quelle rosse sono arirvate quelle nere che coprono le prime con “A morte i briganti” e “Viva Italia” – forse gli ultimi anni hanno fatto perdere un po’ di grammatica agli studenti, sempre ammesso che lo siano – e, sull’altro lato del basamento, il concetto viene ripetuto con un altro “Viva Italia” e con “A morte gli eversivi”, che poi sarebbero con spericolatezza storica i briganti. Non sazi, hanno investito di vernice nera anche il resto, reiterando il disarticolato “Viva Italia” e aggiungendo “A morte i separatisti”.
Spericolato d’altra parte era stato anche il primo assalto al monumento (copia del 1915 dell’originale in marmo, uno dei primi fatti realizzate in Italia dopo la morte di Garibaldi, peraltro pagato grazie alle donazioni spontanee dei monzesi): “Infame!”, “Assassino!”, firmato briganti appunto (anzi “by briganti”) e condito da “Viva il sud!”, affermazione che peraltro – almeno questa – avrebbe condiviso anche lo stesso Garibaldi.