Sono 5.610 in provincia di Monza e Brianza i titolari di patentino per il tiro a volo sportivo e l’attività venatoria. I primi sono 3.199, 2.411 i secondi. Ma quante armi ci sono in Brianza? Escluse ovviamente le forze dell’ordine, sono circa 8.500 quelle detenute da tiratori sportivi e cacciatori, armi recenti ma anche risalenti alla seconda guerra mondiale ma nella gran parte dei casi perfettamente funzionanti.
Al dato occorre poi aggiungere le pistole acquistate e detenute per difesa personale. Una quantità presumibilmente molto risibile: il dato è ufficioso, ma nel 2014 a Monza il porto d’armi per difesa personale riguarda solo una percentuale della popolazione pari allo “zero virgola”. Un dato invariato da tre anni a questa parte.
La media, su una stima di 10.000 armi, è di circa una ogni 100 abitanti. Meno che in Italia dove sono un milione le armi denunciate, ventimila per difesa personale, e la media è di 1,7 ogni cento abitanti.
Secondo quanto riferito dalle forze dell’ordine si sono invece accresciute le richieste di licenze per uso sportivo, anche da parte di donne. Un effetto della nuova normativa (il decreto legislativo 121/13) che anche per la sola detenzione, richiede il rilascio di un certificato medico d’idoneità psicofisica, lo stesso che, insieme ad altri (pochi) documenti, in autocertificazione, permette appunto di ottenere il via libera per il poligono.
«L’arma può uscire dall’abitazione solo per il tragitto al poligono e ritorno», spiega il vice-questore Angelo Re. Che spiega anche cosa fare nel caso in cui ad esempio si erediti un fucile o una pistola, magari da un congiunto defunto.
«È obbligatorio denunciare la detenzione dell’arma ai nostri uffici o a quelli dei carabinieri; nel caso in cui si debba stabilire se e chi debba detenerla, viene ritirata e temporaneamente conservata finché i proprietari non decidano cosa fare. In caso di rinuncia sarà distrutta». In casa pistole, fucili e proiettili devono essere conservati in un luogo sicuro: «E comunque non raggiungibile da minori. L’omessa custodia – spiega Re – è un reato penale».
Quanto al porto d’armi per la difesa personale, è l’unico che consente di girare armati: «Il rilascio avviene da parte della Prefettura e solo motivato. Una volta erano soprattutto i commercianti che possedevano armi ed erano autorizzati ad utilizzarle. Oggi, con la netta diminuzione dei pagamenti in contanti e comunque per legge limitati a mille euro, sono drasticamente diminuiti». Conta (ovviamente) anche la fedina penale: «Se si hanno precedenti contro la persona non sarà possibile ottenere neppure la licenza per uso sportivo. Nel caso in cui si fosse colti in stato di ebbrezza si dovrà produrre un’ulteriore certificazione».