Un invito alla distensione, a settant’anni dalla Liberazione. Un invito alla preghiera e al rispetto per tutti i morti, compresi quelli delle foibe. Un invito ad abbassare le armi ideologiche e politiche, quello pronunciato questa mattina dal sindaco leghista di Biassono, Piero Malegori, in occasione delle celebrazioni per il 25 aprile.
Dopo le polemiche degli ultimi giorni che hanno visto l’Anpi denunciare la mancanza dell’esposizione dello striscione dei settant’anni dalla Liberazione fuori dal Municipio, unico paese in Brianza ad avere adottato questa scelta, il primo cittadino sabato mattina ha partecipato alla commemorazione.
Come sempre senza fascia tricolore Malegori ha ricordato che «oggi si ricorda la fine del maggiore conflitto sperando di vivere in un’atmosfera di festa, democrazia e libertà – legge nel discorso – Con un riconoscimento onesto di quegli anni. Se non ci fosse stato l’intervento degli angoloamericani saremmo finiti sotto un regime totalitario comunista. Occorre dire basta all’ideologia dell’insulto, guardare anche alle vittime innocenti della guerra e delle foibe. Voltiamo pagina una volta per tutte, il 25 aprile deve essere un momento di memoria e di riflessione per affrontare senza preconcetti i problemi del nostro Paese».
Con riferimento agli sbarchi dei profughi dal Nord Africa. «Siamo di fronte ad un’invasione organizzata – ha dichiarato – che usa vittime innocenti. Urge arginare questo fenomeno». Malegori ha quindi fatto riferimento alla presenza degli immigrati nelle nostre città. «Ci sono persone che non vogliono integrarsi e rispettare le regole – incalza – La nostra è una cultura solidaristica da continuare a trasmettere». Ma condannando, come ha continuato il borgomastro «chi sfrutta la disperazione per motivi politici ed economici».
Un intervento seguito poi da quello di Felice Meregalli, rappresentante dell’Anpi provinciale . «Il 25 aprile è una ricorrenza che riguarda tutti – afferma – se un paese perde la memoria perde la coscienza di sé e la testimonianza è data dal ritorno di gruppi xenofobi e nazifascisti. Tutti i morti vanno compianti e a loro va rivolto un sentimento di umana pietà ma ricordiamo la differenza tra coloro che finivano nei vagoni diretti ai campi di concentramento e quelli che ai vagoni facevano da sentinelle. Bisogna ricostruire un paese civile, democratico ed onesto come lo sognò la Resistenza».