“Pochi minuti dopo il delitto, quando ancora molta gente sostava per le strade, un violentissimo temporale si abbatté su Monza. Si registrarono molti allagamenti e piovve ininterrottamente fino al giorno dopo. Ma non fu solo il nubifragio a isolare Monza quella notte. Reparti militari circondarono la città e le comunicazioni di qualsiasi specie furono interrotte: si voleva impedire che la notizia trapelasse subito”.
È il giorno in cui fu ucciso il Re: i titoli in Italia
Lo scrive Arrigo Petacco, storico e giornalista, nel suo “L’anarchico che venne dall’America. Storia di Gaetano Bresci e del complotto per uccidere Umberto I” (Mondadori, 1969). Un tentativo, quello di bloccare ogni comunicazione, che ben presto si rivela inutile: “In maniera alquanto avventurosa – si legge – il corrispondente del Corriere della Sera riuscì a raggiungere Milano e a portare la notizia in redazione. Il 30 luglio 1900 tutti i giornali uscirono listati a lutto, tranne uno: l’Avanti!”.


“Re Umberto assassinato a Monza” è l’apertura del Corriere nella sua edizione straordinaria datata 30 e 31 luglio che, a fronte di un attacco piuttosto sobrio e pacato – “Abbiamo da Monza, 29 luglio, notte: Oggi ebbe qui luogo la chiusura del concorso ginnastico, riuscito assai bene sino verso alla fine, ma alla fine funestato da un orrendo delitto: un attentato alla vita del Re” – pubblica poi un commento più sentito: “(…) questa, nella quale scriviamo, non è l’ora di valutare le ragioni della storia. Questa è l’ora del dolore. E mentre la penna scorre sulla carta, l’animo nostro si ritrae in se stesso come se volesse vietare alla mente il getto delle idee”.
Secondo quanto riportato da Petacco nell’appendice “Dai giornali dell’epoca”, che chiude la sua fortunata ricostruzione (un best seller, all’epoca della pubblicazione), Il Giorno scrive che “il re è spento per l’opera di uno sciagurato che si deve, pel decoro del genere umano, credere un pazzo”.
Più barocco Il Messaggero: “La mano vigliacca di un volgare assassino si stese su di lui armata di rivoltella, ed Egli colpito al cuore da un proiettile, chiudeva per sempre l’occhio che tante volte aveva perduto il suo fulgore sotto il velo delle lagrime provocato dalle sventure della patria ch’egli tanto amava!”. Per La Tribuna, giornale romano, “non v’ha condanna o maledizione che ci paiono eccessive”: parla del regicida come di un “assassino oscuro, non spinto da alcuna ragione di offesa o di odio proprio, ma mosso soltanto da un bestiale istinto di delinquenza, di negazione, di distruzione universale”.

È il giorno in cui fu ucciso il Re: la notizia sulla stampa internazionale
Presto la notizia supera i confini nazionali e viene ripresa dalle testate straniere: segnala Vittorio Rossin, appassionato di storia (locale ma non solo), collezionista e presidente dell’associazione culturale “Ludovico di Breme”, che, ad esempio, l’edizione del 18 agosto 1900 del periodico inglese “The Navy and Army Illustrated” (rivista pubblicata tra il 1895 e il 1915 che trattava argomenti militari) dedica al regicidio un paio di pagine: “The Assassination of the King of Italy” il titolo del servizio, corredato anche da quattro fotografie – tra cui uno scatto degli atleti prima delle gare e l’arrivo alla stazione di Monza di Vittorio Emanuele III, nuovo re d’Italia.
“Monza nach dem Königsmord” – “Monza dopo il regicidio” è la didascalia che accompagna la pubblicazione di alcune foto che ritraggono “il corteo funebre per le vie di Monza”, “il carabiniere che ha arrestato Bresci” e “l’ultimo viaggio di re Umberto: l’arrivo del carro funebre davanti al Pantheon di Roma”: sono comparse nel numero 33 della rivista tedesca indipendente “Bilder vom Tages”, pubblicata a Berlino nel primo quarto del Novecento.