Motoseghe, ruspe in movimento, tronchi che cadono. È la colonna sonora della Pedemontana che arriva per chi abita al confine tra Arcore e Lesmo: dopo i cantieri che hanno disboscato i Colli Briantei a Bernate fino alla zona di via Liguria, le reti arancioni a fine marzo sono arrivate in viale Brianza e si sono arrampicate parallele alla ferrovia in direzione del paese.
Le operazioni, oltre che dai residenti che assistono all’avanzamento dalle finestre di casa e calcolano la caduta di un albero ogni due minuti, sono seguite dai Comitati No Pedemontana che chiedono che le richieste di salvaguardia della fauna selvativa già avanzate nelle scorse settimane da Greenpeace, Enpa, Lav e Lac non cadano nel vuoto.
Pedemontana, giù i boschi tra Arcore e Lesmo: il mailbombing e le motivazioni
Ecco dunque l’idea di mailbombing: un testo, che si trova in rete sui canali delle associazioni, da inviare a Pedemontana, a Regione Lombardia, ai Comuni lungo tutta la tratta B2 e C, da Bovisio Masciago a Usmate Velate. Dal Bosco delle Querce ai Colli Briantei, come il cammino fatto nei giorni di Pasqua.
La richiesta è di “sospensione temporanea dei cantieri Pedemontana per la tutela fauna selvatica e biodiversità” come peraltro nei giorni scorsi, dopo alcuni sopralluoghi, era partita anche una raccolta firme su Change.org: dal 15 aprile ha superato le mille firme.
Per i boschi è un periodo delicato: con l’arrivo della primavera si stanno ripopolando e i sopralluoghi permettono di evidenziare “alcune rilevanti segnalazioni naturalistiche emerse in queste settimane nei territori attraversati dal tracciato della Pedemontana, in particolare nelle tratte B2 e C“.

Pedemontana, giù i boschi tra Arcore e Lesmo: in pericolo 157 specie di uccelli e 42 animali
Il testo della mail riprende quello della petizione: il pericolo è che ogni passo in avanti del cantiere si trasformi in una minaccia per le 157 specie di uccelli e 42 specie tra mammiferi, rettili e anfibi che popolano l’area. Un patrimonio di vita ad altissimo rischio.
Questa è una stagione delicata per gli animali selvatici perché si tratta del periodo in cui alcune specie volatili stanno nidificando e gli uccelli migratori, che avevano lasciato la Brianza con l’arrivo dell’inverno, sono di ritorno. Ma non troveranno più il loro habitat. Sparito. Con il rischio, quindi, che «abbandonino i loro nidi o non si riproducano affatto». E lo stesso vale per mammiferi, rettili e anfibi.
Nelle scorse settimane nei boschi sono stati osservati il Tritone crestato (Triturus cristatus), che nello stagnone del Roccolo a Bernate non si vedeva dal 2000, è una specie protetta a livello europeo ed è una specie bioindicatrice; il rospo smeraldino (Bufotes viridis) rilevato attraverso il suo tipico richiamo notturno in aree limitrofe; la presenza della Rana rossa (Rana temporaria), “specie importante dal punto di vista ecologico e bioindicatore di ambienti salubri” e protetta in molte regioni, tra cui la Lombardia.


Pedemontana, giù i boschi tra Arcore e Lesmo: l’appello urgente e le richieste
Tutto messo a serissimo rischio da scavi e stravolgimento dell’ambiente. “I mammiferi in letargo, ad esempio, non troveranno al loro risveglio l’habitat che garantiva loro il sostentamento. Con la naturale conseguenza che saranno destinati a morire“. Per questo, i rappresentanti delle principali associazioni ambientaliste e pro – fauna hanno lanciato il loro appello urgente e le loro richieste.
«Sospendere temporaneamente le attività di disboscamento e recinzione nelle aree ancora integre, fino all’effettuazione dei monitoraggi previsti; Avviare o aggiornare i monitoraggi faunistici ante operam, anche attraverso strumenti non invasivi (come fototrappole), in modo da verificare la presenza di specie protette e pianificare eventuali azioni di tutela; Rendere disponibili in modo fruibile i dati e i protocolli ambientali adottati nelle aree già interessate dai lavori, anche per garantire un’informazione chiara alla cittadinanza».
In seconda battuta, la richiesta a Comuni e Pedemontana di rendere pubblici i monitoraggi effettuati prima dell’avvio delle opere, come previsto dalla Valutazione di impatto ambientale.
«Le associazioni Greenpeace, ENPA, LAC e LAV sono disponibili a valutare la concretezza e fattibilità delle soluzioni da voi proposte, come espresso nel loro comunicato congiunto – chiude il testo della mail da copiare e incollare – Questa mia richiesta nasce da un sincero senso di responsabilità civica e dalla volontà di contribuire alla tutela del patrimonio naturale lombardo, in un’ottica di compatibilità tra sviluppo infrastrutturale e salvaguardia ambientale».