Carcere, Oltre i Confini – Beyond Borders intervista il nuovo garante a Monza: «Vi darò voce»

La redazione di Oltre i Confini – Beyond Borders, progetto editoriale dei detenuti con il Cittadino, ha intervistato il nuovo garante Roberto Rampi.
Monza Roberto Rampi
Monza Roberto Rampi Fabrizio Radaelli

Oltre i Confini – Beyond Borders è il progetto editoriale nato nella casa circondariale Sanquirico di Monza nell’estate 2018 in collaborazione con il Cittadino: è il giornale interamente scritto dai detenuti del carcere monzese, pubblicato insieme alla testata – in edicola e digitale – a cadenza bimestrale. Nell’edizione del 3 e 5 aprile, la redazione ha intervistato il garante a Monza delle persone private di libertà, il vimercatese Roberto Rampi: ecco il testo integrale.

Roberto Rampi ha fatto recentemente visita alla redazione del giornale Oltre i confini nel suo ruolo di Garante dei diritti delle persone private della libertà di Monza. Per la prima volta quindi (è stato nominato di recente dopo lunghe traversie) ci siamo trovati faccia a faccia con colui che ha il compito, importantissimo, di difendere chi sta in quel luogo dannato. Non un compito facile che Rampi ha voluto assumersi avendo già da tempo frequentato, quand’era deputato, le carceri di tutta Italia e ha potuto così rendersi conto delle condizioni in cui vivono le persone ristrette.
Siamo stati non solo onorati della sua presenza, ma soprattutto gli abbiamo fatto un sacco di domande sul suo ruolo, su quello che potrà fare per noi, sulla speranza che può darci. Vorremmo che dia voce al nostro silenzio e ne regoli il volume.

«Quello che mi riprometto di fare – ci ha detto – è di comunicare con l’esterno le vostre emozioni, i vostri sogni, darvi voce». Il suo obiettivo è quello di assicurare i nostri diritti di base, umani e la nostra salute. Fuori si pensa che in carcere questi siano garantiti. Ma non è così. Molti all’esterno vorrebbero che si chiudano le celle e si butti via la chiave. Invece il modello deve essere quello nordico, con carceri ben tenute, pulite, funzionali, umane, con pochi detenuti. Non quello americano violento, chiuso, sovraffollato. Ci vuole un coinvolgimento dei Comuni, delle loro amministrazioni. Il carcere come quartiere della città. Non distante, in periferia.

Come mettersi in corrispondenza con il Garante. Ecco un tema importante che abbiamo affrontato. Rapida la risposta del garante Rampi: «La domandina (sì il gergo carcerario è infantile!) da compilare è con il modello 393, l’indirizzo al quale inviare una mail garante.detenuti@comune.monza.it, quello stradale è presso la Provincia in via Tommaso Grossi – Palazzo del lavoro».

La corrispondenza, si pensa, sarà numerosa, purtroppo: di problemi ce ne sono. Un tema sollevato da molti di noi è stato quello dei colloqui intimi visto che, pur tra tante difficoltà, sono già in corso nel carcere di Parma. «Sono d’accordo – ha affermato il Garante – conosco quella realtà e penso sia una pratica da attuare in tutti le carceri d’Italia, va rispettata con forza facendo sì che sia una prassi normale. Come nei Paesi nordici e in Spagna. È un tema di civiltà».

Gli abbiamo poi chiesto se era a conoscenza delle innumerevoli problematiche con cui facciamo i conti spesso come l’area sanitaria, lavorativa e di comunicazione. «Certamente – ci ha risposto Rampi – ho visto l’area sanitaria e ho capito che è un problema, non solo a Monza ma in tutte le carceri italiane. Lo stesso per quanto attiene l’area educativa: gli operatori sono pochi. Ne occorrono tanti di più. Anche tutto ciò che attiene all’istruzione e al lavoro è di un’importanza enorme. Soprattutto per quanto riguarda il reinserimento nella società, dopo l’uscita dal carcere, e come dice la Costituzione. Certo dovrò occuparmi anche delle persone dopo che sono uscite dal carcere. È un lavoro doppio il mio: verso quelli che sono dentro e anche verso quelli che escono».

Da sempre la Casa Circondariale di Monza è per il ‘fine pena assistito’, Bollate, per esempio, non accompagna ma spinge verso le misure alternative. Gli abbiamo chiesto quale fosse la sua posizione al riguardo considerando la percentuale di recidiva del 17% di Bollate contro il 70% del resto delle carceri italiane.
«Domanda delicata – ha risposto – perché c’è una selezione prima di arrivare a Bollate e questo crea un vantaggio rispetto alla popolazione detenuta degli altri carceri».

Le domande poi si sono concentrate sulla nostra situazione di reclusione avendo modo di sottolineare il pensiero del nostro direttore Cosima Buccoliero che vorrebbe che il carcere diventasse, da luogo di isolamento, a luogo di incontro, che le relazioni tra detenuti e rappresentanti delle istituzioni carcerarie siano frontali, in un rapporto uno a uno. Concisa la risposta di Rampi: «Sono d’accordo. Ci si deve muovere di più in questa direzione».
Il finale è tutto politico: la legge di riforma Nordio del 2024. «Vedo che la politica – risponde cauto il Garante – va in senso opposto a quanto sinora detto. C’è un calendario di massima, ma non sembra esserci un’idea concreta. Speriamo che l’Anno giubilare possa essere d’auto». Lo speriamo anche noi.

La redazione di Oltre i Confini – Beyond Borders

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