Monza, neonata maltrattata:genitori condannati a sei anni

Monza – La piccola aveva imparato a non piangere più, perché aveva capito che se piangeva era in pericolo. Oggi sta meglio, accolta da una famiglia adottiva che si prende cura di lei, e la cura con la fisioterapia per guarire dai maltrattamenti subiti dai genitori naturali nel 2003, quando aveva appena due mesi di vita. Una vicenda su cui si è pronunciata la Corte di Cassazione che ha confermato le sentenze di condanna nei confronti di padre e madre, due monzesi di 33 anni condannati definitivamente a sei anni di reclusione ciascuno. Pena confermata per il marito e leggermente ridimensionata per la moglie, rispetto alla pronuncia di primo grado al tribunale di Monza che nell’aprile 2006 (collegio presieduto dal giudice Maria Rosaria Correra) l’aveva condannata a otto anni. Tre gli episodi contestati alla coppia.

Nel primo la bimba riportò lesioni alle mani, dei tagli, per poi tornare pochi giorni dopo con un femore fratturato. “Mi è caduta mentre la prendevo in braccio”, si era giustificato il padre, anche se non sembrava una spiegazione molto convincente. Ma fu il 12 marzo 2003, esattamente sette anni fa, il giorno del dramma. La piccola arrivò in condizioni disperate in ospedale a causa di un arresto cardiocircolatorio. Nessun dubbio per i medici. Era stata scossa con violenza; troppa per il corpicino di una neonata. In termini medici si chiama “shaken baby syndrome”, sindrome da scuotimento infantile, la stessa che nel 2006 costò la vita ad un bimbo di Crema, vicenda per la quale venne arrestato il padre. Il processo aveva delineato le singole responsabilità. Secondo il pm Flaminio Forieri, che per la donna aveva chiesto una condanna a dieci anni, “fu la madre l’autrice materiale dei maltrattamenti”.

“Pensava che avere una figlia, dopo averla cercata per 4 anni, fosse solo rose e fiori, sognava una famigliola modello come quella che si vede nelle pubblicità, ma si è accorta che comporta anche sacrifici e ‘seccature’, quando piange o rifiuta di attaccarsi al seno”. Il padre, invece, sempre secondo le tesi dell’accusa, cercò sempre di coprire la moglie, ma “non poteva non sapere come stavano le cose”. La Cassazione ha confermato poi la condanna a pagare 100mila euro in favore dei servizi sociali, assistiti legalmente dall’avvocato Raffaella Garolla, che avevano preso in affido la piccola. La bimba, da quando è stata affidata alla sua nuova famiglia, non ha più subito violenze. Si sottopone a trattamenti di fisioterapia per guarire i postumi della frattura al femore, ma a causa dell’episodio relativo allo scuotimento, è diventata strabica, e accusa un lieve ritardo cognitivo.
Federico Berni