Tre arresti per usura e estorsione a Monza e Brianza: la denuncia della vittima

Sono tre in tutto le persone arrestate dalla polizia di Stato di Monza per usura ed estorsione ai danni di un imprenditore brianzolo. Gli ultimi due provvedimenti sono scattati a Malpensa, ai piedi della scaletta di un aereo. La denuncia era arrivata a giugno dalla vittima: «Sono caduto in mano agli usurai».
Monza, estorsione: i soldi nella busta che hanno fatto scattare l'arresto della Polizia
Monza, estorsione: i soldi nella busta che hanno fatto scattare l’arresto della Polizia Redazione online

Gli ultimi due arresti sono scattati il 5 luglio a Malpensa, all’arrivo dell’aereo dalla Sardegna. Sono tre in tutto le persone arrestate dalla polizia di Stato di Monza per usura ed estorsione ai danni di un imprenditore brianzolo. Si tratta di un artigiano di 54 anni e di un imprenditore edile di 40 anni, residenti entrambi in provincia, e di un milanese 43enne titolare di una società di servizi.

Era stata proprio la vittima a presentarsi in commissariato. Stremato da richieste di denaro e minacce, estese anche a familiari e amici, l’imprenditore lo scorso giugno era andato alla polizia: «Sono caduto in mano agli usurai».

A causa di problemi economici legati alla crisi del mercato e in prospettiva di un lavoro che avrebbe dovuto cominciare, si era convinto ad accettare un prestito da 20mila euro proposto da due conoscenti dell’artigiano brianzolo. I due finanziatori avevano messo sul tavolo le loro condizioni: il denaro prestato sarebbe dovuto tornare in un mese e con 30mila euro di interessi. Cinquantamila euro in tutto.


L’imprenditore aveva accettato sicuro di potercela fare, ma senza fare i conti con la realtà. E, sfumato il lavoro che gli era stato promesso, si è trovato a non poter fare fronte alle condizioni dei suoi creditori.

In quel momento sono iniziate le minacce e le intimidazioni verso di lui, la sua famiglia e i conoscenti. E da lì la decisione di restituire il 10 per cento del debito chiedendo ulteriori prestiti.

Una soluzione non sufficiente che non ha fatto che aumentare la frequenza delle pressioni. I tre usurai di contro conoscevano tutto di lui: indirizzo, famiglia, amicizie, abitudini. Per intimorirlo ulteriormente erano arrivati a fare riferimenti a marca e modello dell’auto usata da uno dei figli. Un incubo.

A metà giugno l’uomo non ce l’ha più fatta e ha denunciato tutto. Le indagini sono partite immediatamente e nel giro di pochi giorni il cerchio si è stretto intorno a tutti i soggetti coinvolti, identificati oltre il nome di battesimo riferito dalla vittima.

Servizi di appostamento e di ascolto con intercettazioni effettuate hanno consentito agli investigatori di raccogliere le prove necessarie. All’ennesima richiesta di denaro, sempre accompagnata da gravi minacce, l’imprenditore è riuscito a mettere insieme altri 1.800 euro e ha accettato di incontrare l’amico intermediario.

È il pomeriggio del 27 giugno, in un bar in provincia di Monza: l’imprenditore si è presentato all’appuntamento, accompagnato a distanza dalla polizia. Che hs fatto scattare le manette nel momento in cui la busta con i soldi è passata di mano.

Intanto, erano state emesse le ordinanze di custodia cautelare nei confronti degli altri due. Che hanno seguito la sorte del complice una volta rientrati da una vacanza in Sardegna.