Musica, verso il concorso Rina Sala Gallo 2018: intervista al presidente di giuria Vladimir Ashkenazy

Conto alla rovescia verso il concorso pianistico Rina Sala Gallo 2018, al via dal 7 ottobre. Il presidente della giuria Vladimir Ashkenazy si racconta in un’intervista al Cittadino tra musica classica, talenti, un consiglio e molto altro.
Vladimir Ashkenazy
Vladimir Ashkenazy

Probabilmente il Rina Sala Gallo non avrebbe potuto augurarsi di meglio: uno dei più importanti interpreti del pianoforte che ha avuto anche esperienza da direttore d’orchestra alla guida della giuria che dovrà scegliere chi è il migliore pianista dell’edizione 2018, al via dal 7 ottobre.


IN EDICOLA Sul Cittadino di giovedì 4 ottobre 2018 l’intervista a Alexander Panfilov, vincitore del concorso 2016: sabato 6 ottobre al teatro Manzoni (via Manzoni 23) sarà lui a inaugurare la competizione con un concerto gratuito, alle 18

Sempre che un migliore ci sia, dal momento che il concorso monzese, che è uno dei più importanti al mondo, decida di attribuire il primo premio a qualcuno. Perché non è scontato: la giuria può decidere che non esiste il numero uno. A fare da discrimine, nell’autunno 2018, c’è uno dei più importanti interpreti al mondo, Vladimir Ashkenazy, che ha deciso di raccontarsi al Cittadino (media partner dell’evento). Portando le lancette della storia lontane di un secolo, a quando il maestro Michelangeli decise di abbandonare la giuria del premio perché a suo avviso lo stesso Ashkenazy non era stato ritenuto abbastanza meritevole al concorso Chopin del 1955. Lui oggi la fa breve, da signore, a distanza di tanti anni.


LEGGI Vladimir Ashkenazy presiede la giuria del 25esimo concorso pianistico Sala Gallo

LA PRESENTAZIONE DEL CONCORSO

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Maestro Ashkenazy, può raccontarci chi è stato per lei Benedetti Michelangeli e che ricordo ha di lui?
Un uomo di grande nobiltà, nessuna affettazione e totale identificazione con la musica.

Qual è l’importanza e quale la dimensione di un concorso come quello di Monza?
Una competizione pianistica è ancora valida se è in grado di promuovere il vero talento musicale. Per molti giovani interpreti, la gara è a volte un modo diretto, esplicito per farsi conoscere dal grande pubblico e continua senza dubbio ad offrire un’esperienza di enorme valore. Ci sono sempre stati talenti eccezionali che hanno avuto scarso successo ai concorsi, ma che alla fine sono riusciti a convincere il pubblico della loro musicalità eccezionale, approdando alla grande carriera.

Quindi da cosa dovrebbero partire i pianisti scelti per il concorso?
Dai musicisti in gara mi aspetto un livello molto alto di preparazione, con fior di talenti che possano restare con noi ancora tanti anni.

Cosa raccomanderebbe a un giovane pianista che sogna una carriera concertistica?
Lavora sodo e rimani sempre fedele alla musica che suoni.

Cosa ne pensa del panorama internazionale dei giovani pianisti?
Ci sono giovani pianisti che mi chiedono spesso di suonare e nel complesso vedo in circolazione dei talenti che vanno incoraggiati e supportati. In generale non penso che l’atteggiamento di base nei confronti della musica sia cambiato nel corso degli anni: le persone di talento cercano ancora di riprodurre tutte le diverse opere che compongono la grande letteratura per pianoforte, con una predisposizione mentale che cerca sempre di relazionarsi ai compositori e al loro specifico messaggio.

Quindi come orientarsi?
Più talenti pianistici ci sono in circolazione, meglio è per tutta la musica e per il mondo in generale. D’altra parte la cosa principale per noi è assicurarsi che il pubblico venga ispirato, elevato da tutta la grande musica che va dal Rinascimento ai giorni nostri.

DUE ANNI FA: PANFILOV VINCE L’EDIZIONE 2016

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