Biennale di Monza, in piazza San Paolo c’è la “Quiescenza” di Raffaele Greco per riflettere sulle mafie

Sarà visibile fino a domenica 17 in piazza San Paolo a Monza l’opera “Quiescenza” di Raffaele Greco che partecipa alla Biennale di Monza. Una riflessione intorno al linguaggio intimidatorio delle mafie.
L’installazione artistica in piazza San Paolo
L’installazione artistica in piazza San Paolo

Sarà visibile fino a domenica 17 in piazza San Paolo a Monza l’opera “Quiescenza” di Raffaele Greco. Una riflessione intorno al linguaggio intimidatorio delle mafie. Raffaele Greco un artista/studente siciliano che vive e studia da 6 anni a Milano e sta partecipando alla Biennale di Monza, una manifestazione espositiva che promuove artisti giovani proveniente da varie Accademie di Belle Arti d’Italia.

Biennale di Monza, in piazza San Paolo c’è la “Quiescenza” di Raffaele Greco per riflettere sulle mafie
Il sindaco Dario Allevi (a destra) nei pressi dell’installazione


«Da ormai un paio d’anni il mio lavoro di ricerca artistica si alimenta prendendo spunto dal territorio dalla quale provengo, il territorio etneo – spiega l’artista nella presentazione della sua opera -. Il termine con la quale ho iniziato questi accostamenti è “Quiescenza” ovvero inattività vulcanica, accostandolo ad un altro termine che contraddistingue una delle inattività umane più contagiose, l’omertà». Il lavoro consiste in uno spostamento territoriale di lapilli vulcanici che partono dal territorio etneo, collocati in fine all’interno di un cassone scarrabile, usato in genere per lo smaltimento di macerie, posizionato in piazza San Paolo a Monza. All’interno del contenitore, oltre ai lapilli, verranno gettate delle teste di capra, oggetto simbolico tipico di un linguaggio intimidatorio, noto come minaccia mafiosa.

Biennale di Monza, in piazza San Paolo c’è la “Quiescenza” di Raffaele Greco per riflettere sulle mafie
Il sindaco Dario Allevi (a destra) nei pressi dell’installazione


Questo spostamento territoriale che i lapilli subiranno sarà di fondamentale rilevanza per il pensiero dell’opera. È stato documentato in ogni fase: nel momento della raccolta e del prelievo del terreno, in alcune fasi del tragitto, quelle più rappresentative e infine nel momento dell’installazione nel punto prestabilito a Monza. Il prelievo è stato accompagnato da un giro di banda tipico delle ricorrenze del luogo, in particolare delle ricorrenze patronali. La raccolta dei lapilli ha acquisito «quel sapore sacro che si ha solitamente in processioni religiose»: infatti, per un breve tragitto è stata inscenata una processione dietro il camion che conteneva il materiale. Alla fine di tutta questa operazione con il materiale video, ne è uscito un breve film che oltre alla valenza documentativa è oggetto d’esposizione all’interno della Biennale.

Biennale di Monza, in piazza San Paolo c’è la “Quiescenza” di Raffaele Greco per riflettere sulle mafie
Il sindaco Dario Allevi (a destra) nei pressi dell’installazione

«Il progetto nasce come riflessione di appartenenza e disappartenenza territoriale, tra inattività vulcanica e inattività umana – spiega l’artista -. Li dove il vulcano (l’Etna, ndr.) è inattivo l’uomo dovrebbe essere in attività, dove invece l’attività vulcanica è presente l’uomo dovrebbe ritirarsi e assentarsi dalle sue attività produttive. Con questa retorica contraddittoria che offre il pensiero del lavoro, si nota come l’artificiosità umana, nonostante sia colma di produzioni (di qualsiasi genere), tende a lasciare nel territorio risultati che sembrano derivanti non da attività ma da inattività di intenti propositivi alla progressione del territorio stesso, in breve una creazione di produzioni di inattività. In questo caso il termine Quiescenza è dunque accostato e sinonimo di omertà. L’omertà, l’occultamento, sono fenomeni culturali che agiscono con una logica molto connessa a quella della Quiescenza. L’omertà è paragonabile ad un’inattività perché rende inattiva la coscienza autonoma del pensiero di un uomo su un altro uomo, l’occultamento invece è paragonabile perché brama e nasconde azioni, sottraendole alla conoscenza collettiva, aspettando dunque la riesumazione del fenomeno occultato».