Al Monza serve uno stadio per andare in A? Un progetto esiste già, dal 2014: vale 40 milioni di euro

Il Monza avrà bisogno di un nuovo Brianteo per arrivare alla serie A, ma un mega progetto era già stato commissionato: nel 2014, da Anthony Armstrong Emery. Lo ha disegno un’archi-sport-star e vale 40 milioni di euro.
Il Brianteo secondo lo studio Zoppini
Il Brianteo secondo lo studio Zoppini

Serve uno stadio per andare in A e il Brianteo non basta? Certo, almeno così com’è: se il Monza deve scalare le serie ha bisogno di un impianto molto rinnovato. Un progetto per la realizzazione del nuovo stadio Brianteo in realtà era già stato ufficialmente commissionato nel 2014 dal discusso presidente Anthony Armstrong Emery, poi scappato: a realizzarlo uno studio di architettura di Milano. Ma non uno qualunque: lo studio Zoppini di Segrate, che ha progettato (ad esempio) impianti del calibro dell’oval per le Olimpiadi invernali di Torino nel 2006.

A raccontare il progetto, un unicum che avrebbe dovuto rilanciare una struttura ammalorata da più punti di vista, l’architetto – ora londinese d’adozione, con un ruolo di primo piano nello studio di design e architettura Gensler – Alessandro Zoppini, figlio del fondatore dello studio, Pino.

«Armstrong Emery ci aveva chiesto di progettare uno spazio di grandi dimensioni, funzionale sì al calcio e ad altri sport, come il rugby, ma anche all’organizzazione di concerti e di eventi, visto che uno spazio del genere in città mancava – ha raccontato – Avevamo previsto un ampliamento da 18mila a 33mila posti, due nuove tribune e, anche, una copertura». Secondo i progetti, gli interventi sarebbero stati realizzati in maniera progressiva: da un costo iniziale stimato di un paio di milioni di euro, avrebbero sfiorato anche i 40 milioni.

«C’era anche la volontà di realizzare una sorta di museo, uno spazio espositivo – ha aggiunto Zoppini – dedicato allo sport per cui Monza è famosa nel mondo: la Formula 1. Si voleva creare una connessione con l’autodromo». Ma non ci si fermava certo qui: sul fronte est era prevista la costruzione di un hotel, da circa 90 camere. “Gli spazi sottotribuna – si legge ancora online sul sito dello studio, nella pagina dedicata al progetto – verranno utilizzati per gli sport indoor, mentre all’esterno delle tribune verrà creato un anello verde per le attività outdoor”. Un progetto innovativo, in grado di unire, e far vivere ai tifosi, esperienze di diverso tipo. «Un progetto, però, che è rimasto purtroppo nel cassetto», ha concluso Zoppini.

A fondare lo Studio nel 1961 è stato Pino Zoppini: classe 1936 e una laurea all’università di Milano, l’architetto si dedica alla progettazione urbana e paesaggistica di edifici pubblici, con un occhio di riguardo nei confronti degli impianti sportivi: nel corso della carriera progetta 15 centri sportivi ricreativi e oltre 50 impianti, per cui vince numerosi premi e concorsi nazionali e internazionali. Una curiosità: Pino Zoppini è stato anche presidente del Coni Lombardia dal 1994 al 2010. Alessandro Zoppini nel 1995 diventa responsabile della progettazione dello Studio Zoppini Associati. Tra i progetti più prestigiosi l’ideazione dell’Oval (la pista di pattinaggio) per le olimpiadi invernali di Torino del 2006. Per i giochi olimpici invernali di Sochi, in Russia, del 2014, lo studio progetta l’oval per il pattinaggio di velocità e l’arena per il pattinaggio artistico.