Va in pensione “la vigilessa di Albiate”, la prima donna in polizia municipale nella zona caratese

Trentasei anni di servizio di cui 30 nella Polizia Locale di Albiate. Giuseppa Raciti, detta Pinuccia, a fine anno andrà in pensione: la storia della prima donna agente nella zona caratese. E la devozione a San Fermo.
ALBIATE. AGENTE GIUSEPPA RACITI
ALBIATE. AGENTE GIUSEPPA RACITI Elisabetta Pioltelli

Trentasei anni di servizio di cui 30 nella Polizia Locale di Albiate. Giuseppa Raciti, detta Pinuccia, a fine anno andrà in pensione, dopo una vita lavorativa trascorsa in divisa. La prima agente donna della Polizia Municipale nella larga fetta del territorio caratese quando l’1 gennaio 1986 giunse al comando di Villa Campello.

«Cercavo lavoro, ho vinto un concorso e da quel momento ho iniziato ad appassionarmi a questo mestiere – racconta – Gli inizi non sono stati semplici. Come donna credo che si debba dimostrare qualcosa in più, ma non mi sono mai tirata indietro. Sono sempre stata determinata. Coraggiosa? Sì, anche. Ho iniziato ad Albiate ed ero l’unica donna agente della zona, le persone, soprattutto alcuni uomini, sembravano quasi infastiditi dalla mia figura e ho dovuto far valere la mia posizione».

In 30 anni Giuseppa Raciti è diventata, grazie alle sue capacità e a un’apprezzata dote comunicativa, “la vigilessa di Albiate”.

Va in pensione “la vigilessa di Albiate”, la prima donna in polizia municipale nella zona caratese
ALBIATE. AGENTE GIUSEPPA RACITI

«Mi chiamano così anche fuori paese, è gratificante perché riconoscono il mio ruolo – afferma – Andrò in pensione a breve e tanti mi chiedono di ripensarci. Ho fatto una scelta personale importante: la mia famiglia ha bisogno di me e ci sono questioni che non mi consentirebbero di continuare a lavorare senza pensieri. E questo sarebbe rischioso per chi fa questo lavoro. Lascio spazio a qualcun altro, è una scelta ponderata».

Raciti ricorda come il ruolo di agente in un paese piccolo sia cambiato negli anni, soprattutto per la burocrazia che rispetto agli inizi ha portato ad un ridimensionamento organizzativo («prima si era più “vigile di strada”, ora c’è molto lavoro di ufficio») e il bello della professione.

«Mi piace molto il contatto con la gente, mi emoziona incontrare persone adulte alle quali un tempo insegnavo educazione stradale a scuola.. – afferma – posso dire di non aver mai avuto problemi con gli albiatesi, non ricordo episodi violenti. Di fronte a comportamenti sopra le righe credo di aver dimostrare carattere; mi è servito per farmi rispettare». Un episodio fra tutti, però, va oltre la normalità delle cose.

«Beh, 11 anni fa ero di servizio da sola per San Fermo e si registrò un grave incidente. Quando accorsi sul posto, mi resi conto che fu coinvolto mio figlio. Dovevo pensare a lui e svolgere il mio lavoro, non fu semplice. Passai quella notte all’ospedale accanto a lui. La mattina dopo ero in servizio, al mio posto. Andò tutto bene, anche per questo sono devota a San Fermo…».