Urbanistica a Monza: è “turbo” ma il dibattito in consiglio su 150 spazi dismessi della città diventa una maratona

Sono passate da due a cinque le sedute del consiglio comunale di Monza dedicate all’applicazione della legge regionale per l’avvio di piani di bonifica e di recupero di aree dismesse. Almeno altre tre serate dopo quella fiume di lunedì, interrotta dopo cinque ore. Sul tavolo c’è il futuro di 150 spazi della città: dalla Cascinazza all’ex Tpm, passando dalla Pastori Casanova.

Si è rivelato più ostico del previsto per l’amministrazione il percorso di individuazione degli ambiti di rigenerazione urbana e delle aree dismesse che potranno sfruttare i benefici concessi dalla Regione per l’avvio di piani di bonifica e di recupero: l’urbanistica, ancora una volta, rivela tutti i nervi scoperti di Monza.


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Le due delibere, che nelle intenzioni della giunta avrebbero dovuto essere approvate dall’ultimo consiglio comunale in un paio di sedute, terranno banco per almeno un altro paio di serate. L’allungamento dei tempi della discussione è stato chiesto lunedì sera dal capogruppo leghista Cesare Gariboldi dopo quasi cinque ore di confronto in aula. I toni sono stati pacati, il clima cordiale, ma le posizioni dei diversi schieramenti sono rimaste ferme: la posta in gioco, del resto, è notevole dato che in poche serate il consiglio potrebbe sbloccare o, quantomeno sveltire, il ripristino di decine di edifici abbandonati o diroccati.

Il recupero dovrebbe essere favorito dagli incentivi messi in campo dal Pirellone tramite la legge urbanistica del 2019 che ha perfezionato quella risalente al 2005. Gli operatori, non solo privati, che presenteranno progetti di rigenerazione urbana potranno contare sui finanziamenti lombardi per le bonifiche, su riduzioni degli oneri urbanistici, su destinazioni temporanee differenti da quelli fissate dal Piano di governo del territorio quali l’utilizzo per non più di cinque anni di spazi produttivi per attività commerciali e viceversa che non comportino interventi edilizi.

Le opportunità potrebbero essere colte dai proprietari di 106 ambiti, tra cui ex fabbriche dismesse quali la Pastori e Casanova, la Cgs, la Pelucchi, la Fossati e Lamperti, la Pagnoni che non potranno, però, sperare in un incremento della volumetria. Nell’elenco, insieme a complessi importanti quali la Cascinazza, la ex Tpm, la ex Banca San Paolo di via Cavallotti, il Buon Pastore e l’Agam compaiono anche stabili di piccole dimensioni che in passato hanno ospitato piccole attività produttive e artigianali.

I proprietari delle 44 aree dismesse disseminate in diversi quartieri, tra cui alcune figurano anche nella prima lista, potranno ottenere un aumento del 20% dei diritti edificatori e spuntare un ulteriore 5% se gli interventi porteranno a una depermeabilizzazione del suolo; saranno, inoltre, esentati dal recupero di aree a servizi al di fuori dell’ambito di riferimento e potranno operare in deroga al Pgt sotto il profilo tipologico, morfologico e quantitativo purché rispettino i vincoli paesaggistici.

I progetti di rigenerazione degli immobili, che dovranno essere presentati in Comune entro ottobre 2023, dovranno comunque rispettare le destinazioni sancite dal Piano di governo del territorio: perderà ogni diritto chi firmerà proposte per il recupero di stabili che non hanno i requisiti previsti dalla norma lombarda o su cui pesano abusi.