Stanze salvavita a Monza per chi si droga: il consiglio (la seconda volta) dice no

Il consiglio comunale di Monza boccia la proposta di un progetto pilota in città sulle tossicodipendenze, proposto da Civicamente: le stanze salvavita non saranno fatte. Al primo voto erano quasi passate.
Monza Paolo Piffer
Monza Paolo Piffer Fabrizio Radaelli

«Un mix di impreparazione, pregiudizi e di immancabile benaltrismo, non di tutti ovviamente. Ho avuto la sensazione che la mozione non fosse stata compresa, forse neanche letta, eppure per mesi abbiamo provato a spiegarne le intenzioni e gli obiettivi». Reagisce così il consigliere comunale di minoranza a Monza Paolo Piffer, il giorno dopo la bocciatura della mozione con cui la lista Civicamente chiedeva l’istituzione delle stanze salvavita: sono le sale protette in cui le persone tossicodipendenti possano assumere stupefacenti sotto sorveglianza ed entrando in contatto con i servizi sanitari.

La mozione aveva rischiato di essere approvata all’inizio di febbraio in consiglio grazie al parere favorevole di alcuni rappresentanti della maggioranza, salvo poi essere rinviata in commissione – una mossa di Alberto Mariani per sventare il sì.

LEGGI la prima votazione in aula

Giovedì 12 aprile è arrivato il no: cinque assenti, sette favorevoli, diciannove contrari e due astenuti. «Sono molto deluso, non per l’esito finale che purtroppo era abbastanza prevedibile, ma per la qualità degli interventi dei miei colleghi in dichiarazione di voto – ha detto Piffer – Non ho mai presentato la proposta come risolutrice di tutti i mali, sarei stato un folle in un ambito così complesso e delicato. Condivido molte delle perplessità che ieri sono state sollevate in aula, non l’ho nascosto, per questo la mozione parlava di un “progetto pilota”, per sperimentare una strada nuova e verificarne l’efficacia in rete con le altre istituzioni. Quel che è certo è che quello che si sta facendo ora non è più sufficiente, i dati parlano chiaro ed anche le segnalazioni dei cittadini».

Per Piffer anche una conferma alla «convinzione che alla politica cittadina manchi troppo spesso il coraggio di osare. Credo fermamente nella democrazia e non posso che rispettare il voto della maggioranza dei consiglieri. Noi però non molliamo».