Scuola e integrazione: tre storie al Versari di Cesano Maderno – VIDEO

VIDEO - Tre ex studenti dell’Iris Versari di Cesano Maderno hanno raccontato la loro storia: due sorelle albanesi e un giovane cinese hanno portato testimonianze di studio e integrazione.
VERSARI GLI E STUDENTI CON LE PROFESSORESSE Chiara Toffoletto e Chiara Riboldi
VERSARI GLI E STUDENTI CON LE PROFESSORESSE Chiara Toffoletto e Chiara Riboldi Cristina Marzorati

Si chiamano Hoxha e Chen, hanno tra i 20 e i 25 anni, vivono a Seveso e a Cesano Maderno e sono la nuova generazione d’italiani. Nati oltre confine, o semplicemente hanno genitori provenienti da un’altra nazionale, sono il volto della Penisola che sta cambiando. Spigliati, convinti del loro futuro, si sono raccontati la scorsa settimana in un luogo che ha accompagnato il loro percorso d’integrazione: l’istituto “Iris Versari”.

Le prime due sono sorelle nate in Albania e arrivate in Italia quand’ero bambine: Hava aveva 5 anni e Angela 7. «Quando si è piccoli non si comprendono appieno le scelte dei genitori – si racconta Hava – In Albania avevamo lasciato tutto: amici, parenti, la nostra casa». La parte più difficile è stata comunicare. La reazione? Isolarsi. «Alle elementari non sono mancate battute sul fatto che fossimo straniere, chi le faceva però non si rendeva conto che ci rimanevamo male».

Poi alla superiori tutto è cambiato. Le due sorelle, residenti a Seveso, hanno frequentato lo Scientifico al “Versari”. «Da qui è partito il nostro processo d’integrazione – prosegue Silvia – Abbiamo incontrato dei docenti che hanno segnato il nostro cammino. Don Sergio ci ha portate al battesimo, la nostra famiglia era atea per il regime che vigeva in quel periodo in Albania, e la professoressa Alessia Quadrio ci ha accompagnate nell’integrazione, un risultato possibile se si è in due, nessuno è in grado d’integrarsi da solo».

Oggi le sorelle sono infermiere. Si sono appena laureate in scienze infermieristiche. Entrambe hanno la cittadinanza italiana. Agostino Chen di anni ne ha 20 e vive a Cesano Maderno. Lui in Italia ci è nato: «I miei genitori vivono qui da 35 anni. Siamo quattro fratelli». Da bambino come le due sorelle ha incassato qualche battuta sull’essere cinese, ma alle superiori anzi allo Scientifico del “Versari” è arrivato il riscatto: «Sono diventato prima rappresentante di classe e poi d’istituto».

Il passo successivo è stato partecipare a un progetto scuola lavoro e diventare animatore in oratorio. Adesso studia all’università Scienza della Mediazione interlinguistica. «Studio cinese, inglese, il mio sogno è facilitare il dialogo». Ai ragazzi del “Versari” ha lanciato un messaggio: «Cercate di essere aperti al prossimo, straniero o no, è una ricchezza, sfruttatela». Chen oltre a studiare lavora: è sushi chef in un ristorante take-away all’interno di un grosso centro commerciale.

Il progetto “Migrazioni, integrazione, cittadinanza e nuovi italiani”, che sta accompagnando l’anno scolastico sotto il coordinamento delle docenti Chiara Toffoletto e Chiara Riboldi, la scorsa settimana oltre ai racconti di tre ex studenti ha portato sul tavolo dei relatori anche Giorgio Paolucci, giornalista di “Avvenire”, e Alice Giannitrapani, dell’associazione “Progetto Arca” impegnata in particolare a Milano. Paolucci ha invitato a uscire dagli stereotipi e dalle ideologie e a imparare dall’esperienza: «Perché l’integrazione può diventare una risorsa».

Partendo da dati numerici, dei 60 milioni e 484mila residenti in Italia al 31 gennaio 2018 6 milioni erano stranieri, ha invitato a riflettere su cinque parole: cambiamento, narrazione, tradizione, incontro e identità. «Non seguite soltanto una comunicazione drogata, enfatizzata, informatevi anche sugli esempi positivi, l’immigrazione raccontata come una ricchezza e una positività».

Non è mancata una domanda importante dal pubblico: «Perché non si dice mai che chi arriva coi barconi finisce nelle mani della criminalità organizzata?».

Paolucci sottolinea: «Se ne parla certo, ma bisogna avere la consapevolezza che chi paga per salire su una nave insicura e finisce in mezzo al mare, è perché non aveva alternative». Alice Giannitrapani di “Progetto Arca”, promozione di percorsi d’integrazione ha detto ai ragazzi: «Incontriamo persone che non ce l’hanno fatta a restare in un percorso di accoglienza e si sono ritrovate su un marciapiede. Vediamo lati positivi e negativi, ma la cosa importante è essere consapevoli di quello che sta accadendo oggi».