Ristorazione collettiva: la Corte d’appello revoca il fallimento della Serist

Il Tribunale di Monza non aveva accettato la richiesta di ristrutturazione del debito presentata dalla società dichiarandola inammissibile. I giudici milanesi, invece, hanno riconsiderato gli accordi con i creditori che in precedenza non erano stati considerati validi
La sede del Tribunale fallimentare di Monza
La sede del Tribunale fallimentare di Monza Fabrizio Radaelli

La quarta sezione civile della Corte d’appello di Milano ha revocato il fallimento della Serist, azienda della ristorazione collettiva con sede a Cinisello Balsamo ma nata ad Arcore, marchio della ristorazione collettiva che negli anni è stata attiva anche in Brianza. Lo ha deciso il 18 novembre scorso accogliendo il ricorso che era stato presentato dalla stessa Serist, la cui esperienza era stata dichiarata chiusa il 23 giugno scorso con una sentenza del Tribunale di Monza pubblicata il 12 luglio.

I giudici milanesi hanno ritenuto che Monza non abbia tenuto nella giusta considerazione le quasi 200 adesioni per la ristrutturazione del debito che l’azienda (amministratore Valter Zocchi) aveva raccolto confrontandosi con i creditori, compresi istituti di credito, adesioni che non sono state ritenute valide per mancanza di alcuni requisiti e che, invece, la Corte d’appello ha riconsiderato ritenendole presentabili.

Tutto era cominciato il 31 gennaio 2020 quando la Serist, presentava una richiesta di concordato preventivo al Tribunale di Monza. Una domanda alla quale aveva deciso di rinunciare il 5 ottobre dello stesso anno perchè intenzionata a produrre un accordo di ristrutturazione dei debiti. Dopo una serie di rinvii e proroghe per .perfezionare la procedura, però, i giudici brianzoli avevano dichiarato inammissibili tutt’ e due le possibilità, concordato preventivo e ristrutturazione del debito, prounciandosi per il fallimento della società che nel tempo aveva lavorato per grossi clienti, tra cui il Milan.

Nel corso della procedura l’attività di Serist, che vantava una sede operativa ad Agrate Brianza e un migliaio di dipendenti, era stata ceduta alla Ladisa. Un passaggio che non è più in discussione. Dopo la sentenza di revoca, invece, la palla torna al Tribunale di Monza che dovrà riprendere in mano il caso: i creditori restano e così le loro richieste.