Riforma della sanità in Lombardia: Desio prepara il comitato per non andare con Monza

Desio non ci sta a diventare subalterna a Monza in quanto a ospedali dopo l’approvazione della riforma regionale della sanità, e si ribella. Da Nova Milanese la mobilitazione per la creazione di un comitato per far cambiare idea al Pirellone.
L’ospedale di Desio
L’ospedale di Desio Vismara Pietro

Desio non ci sta a diventare subalterna a Monza in quanto ad ospedali, e si ribella. La riforma regionale della sanità targata Maroni, approvata agli inizi di agosto, con una repentina “ritirata” delle opposizioni (centrosinistra e M5S) dai propositi di ostruzionismo in cambio di non si sa che cosa ha regalato alla Brianza ovest l’amara e sgradita sorpresa del divorzio da Vimercate e dell’ancor più pesante “vassallaggio” con Monza. E così, smaltite le canoniche ferie, il mondo politico locale e non solo si è rimesso in moto. Antonio Colombo, attuale consigliere comunale e pluricandidato sindaco (carica che ha pure ricoperto in passato) di Nova Milanese, ma soprattutto una vita da neurologo all’ospedale di Desio – di cui è stato anche direttore sanitario sino alla pensione – sta mettendo in piedi un comitato fatto da sindaci, medici, primari e personalità varie per far cambiare idea al Pirellone.

Un emendamento del Pd che è stato accolto prevede infatti che entro ottobre potranno essere proposte modifiche agli accorpamenti varati solo tre mesi prima. Ed è questo l’obiettivo di Colombo & co., anche perché la decisione di lasciare comunque gli ospedali di Carate, Giussano e Seregno con Vimercate ha suscitato ulteriore scompiglio in tali realtà e nei Comuni che vi fanno riferimento.

«Trovare una soluzione non sarà facile – commenta Laura Barzaghi, a sua volta sindaco per una vita di Nova e attualmente consigliere regionale Pd – ma di sicuro la scelta di accorpare Desio con Monza e lasciare il resto con Vimercate è demenziale e del tutto improvvisata, inserita negli allegati della riforma proprio l’ultimo giorno, quello della votazione. Occorre davvero una mobilitazione per modificare una situazione che provocherebbe solo altri disagi per i cittadini, altro che i miglioramenti sbandierati da Maroni».

Tra il dire e il fare ci saranno comunque la politica e il territorio. L’accorpamento di Desio con Monza è infatti arrivato dopo che l’originaria idea di unire Monza con Vimercate aveva suscitato la reazione dell’intera Brianza est, sempre molto coesa e compatta nel rivendicare la sua autonomia e “diversità” (è così da sempre ed è stato così anche per la provincia). Facendo leva sull’ex sindaco Enrico Brambilla – ora influente capogruppo del Pd in Regione – il suo successore e “figlioccio” alla guida di Vimercate, Paolo Brambilla, alla fine l’ha spuntata. Prendendosi molto più di una rivincita rispetto alla modifica originaria della denominazione dell’azienda ospedaliera che l’allora “rais” della politica brianzola Massimo Ponzoni, guarda caso desiano arrivato con una carriera lampo a diventare assessore regionale, non senza fatica era riuscito a ottenere inserendo Desio e addirittura prima di Vimercate.

Ora la battaglia di Desio sarà ben più dura di quella rievocata ogni anno nel Palio degli zoccoli. E trasversale, soprattutto nel Pd, visto che di Forza Italia non ci sono praticamente più tracce e la Lega si guarderà bene dal creare grattacapi al suo governatore che sta spazzando via ogni rimasuglio dell’era formigoniana (di cui la riforma sanitaria del ’97 era una rivoluzione copernicana).

La Brianza ovest che gravita attorno all’ospedale di Desio è quasi tutta governata dal centrosinistra (come peraltro il Vimercatese) e ha addirittura come sindaco di Cesano Maderno quel Gigi Ponti arrivato alla presidenza della Provincia di Monza Brianza, che si va spegnendo come un lumicino. Da lui, però, sussurrano autorevoli colleghi di partito (democratico, ovviamente) non ci si potrà aspettare molto: starà, dovrà stare, tra “stanga e balanzin” come si dice in Brianza, in equilibrio tra i potenti Brambilla di Vimercate e il non meno uomo forte di Monza e dell’Anci lombarda Roberto Scanagatti.

Ma il destino della sanità in Brianza pare proprio quello delle scelte cervellotiche, visto che pure la rivoluzione formigoniana aveva creato quell’assurda azienda ospedaliera a “scavalco” di Vimercate con Desio per salvaguardare quell’autonomia e centralità ed eccellenza di Monza via via appannata e perduta, mentre più semplice e intelligente sarebbe stata, allora come oggi, un’unica azienda con Monza playmaker e Desio e Vimercate (nel frattempo rinnovati e ampliati) come pivot (per mutuare i termini del basket) e gli altri nosocomi come ali o guardie ad hoc.

Ma tant’è: agli albori della Regione, la prima idea di riforma sanitaria per la Brianza prevedeva 8 ospedali con 7mila posti letto ma soprattutto un nuovo ospedale per Seregno-Valle Seveso, la fusione invano tentata di Giussano con Mariano, l’ampliamento di Carate, la fusione di Besana con Casatenovo fallita a sua volta, quella di Ornago con Vimercate poi attuata, Desio come ospedale provinciale e soprattutto la fine dei lavori per l’ospedale nuovo di Monza.