Negozi vuoti nel centro storico a Monza, l’appello dell’Unione: «Mai sfitti così a lungo, niente cantieri a Natale»

Lockdown e difficoltà economiche hanno messo in crisi anche il settore del commercio e la conseguenza sono i tanti negozi sfitti nel centro di Monza (e non solo). L’analisi dell’Unione: «Mai così a lungo». E le immobiliari confermano.
Negozi sfitti a Monza
Negozi sfitti a Monza Fabrizio Radaelli

Sono “freezzati”. Congelati. Perché i consumi sono rallentati di nuovo. L’istantanea scattata ai negozi del centro storico di Monza da Domenico Riga, presidente dell’Unione commercianti di Monza e del circondario, è nitida, ben definita.

«Nel mese di settembre i consumi sono rallentati tanto – spiega – Complice la fine del lockdown, sicuramente tra la metà di maggio e luglio c’è stato più movimento e, ora, lasciato settembre alle spalle, nemmeno quello di ottobre sembra promettere così bene. Alle difficoltà economiche si aggiunge adesso anche il timore di nuovi contagi, vista la crescita di casi delle ultime settimane».
Una situazione che ha spinto molti esercenti ad abbassare definitivamente la saracinesca: basta un giro lungo le principali vie dello shopping per rendersi conto dei cambiamenti in corso.

«Non era mai capitato negli ultimi vent’anni – prosegue Riga – che così tanti immobili commerciali rimanessero sfitti così a lungo in posizioni tanto appetibili. Anzi: fino a qualche anno fa, per accaparrarsi un locale in via Italia o lungo via Vittorio Emanuele si doveva pagare la buona uscita. E lo si faceva. Oppure bisognava aspettare che lo spazio si liberasse».

Negozi vuoti nel centro storico a Monza, l’appello dell’Unione: «Mai sfitti così a lungo, niente cantieri a Natale»
Negozi sfitti

La situazione, ora, è cambiata drasticamente: «Quello che resta, adesso, è il cartello “affittasi” affisso alle vetrine – continua – il che vuol dire questo: che, a prescindere dal naturale ricambio delle attività, dal loro fisiologico avvicendamento, il rischio di impresa appare così elevato che non si osa aprire». A passarsela meglio, in questa fase, sono i negozi di quartiere: «Succede grazie allo smart working, che ha portato riscoprire la dimensione del vicinato».

La conferma arriva anche da alcune storiche agenzie immobiliari della città. «Lungo via Italia e via Vittorio Emanuele non avevamo mai avuto cartelli di affittasi e adesso, invece, restano affissi anche per un paio di mesi – commenta Corrado Catania, titolare della Totem di via Carlo Porta – Temiamo purtroppo che con la fine dell’anno la situazione si possa complicare ulteriormente. La preoccupazione c’è e sono arrivate anche le prime richieste di riduzione del canone d’affitto, anche del 30%».

Gli unici settori al momento ancora in espansione, secondo Catania, sono quelli legati al food: «I locali vuoti nei punti clou del centro storico probabilmente sarebbero già stati ricollocati se avessero avuto la possibilità di posizionare una canna fumaria».

Mauro Danielli, della Lombarda Immobili e Aziende di via dei Mille, fa invece un passo indietro: «Si tratta di una tendenza in corso già da qualche tempo e che prende il via dalla liberalizzazione delle licenze commerciali – spiega – e che ora con l’emergenza sanitaria si è acuita. E succede perché i canoni delle locazioni dei negozi che si trovano nelle posizioni più richieste delle vie dello shopping hanno una grande incidenza sul fatturato e risultano poco sostenibili: una condizione che genera la continua volatilità che ormai conosciamo».

Ma non si tratta solo di questo: «È in corso anche un cambio di paradigma – prosegue Danielli – per cui i negozi dei centri storici si trovano a competere con l’offerta dei village, dei grandi outlet dello shopping».

Intanto, però, l’Unione commercianti inizia già a pensare al periodo di Natale: «Chiedo con il cuore in mano all’amministrazione comunale di completare per tempo tutti i cantieri in corso: quelli di via degli Zavattari, di via Vittorio Emanuele e del ponte di via Colombo ora occupano il centro e creano qualche difficoltà – commenta Riga – Speriamo che gli interventi vengano ultimati nei tempi stabiliti, altrimenti sarebbe l’ennesimo duro colpo da parare».