Monza, sportelli Cisl: lavoro e famiglia da gestire nell’era Covid. Vertenze: recuperati 4,5 milioni di euro, seguite 1100 pratiche di disoccupazione

«La grande differenza dal 2019 -ha rilevato il segretario della Cisl Monza Brianza Lecco Mirco Scaccabarozzi - è che le necessità dei lavoratori si sono spostate, visto il blocco dei licenziamenti. Ecco emergere le difficoltà di alcuni datori di lavoro a retribuire regolarmente alle scadenze»
Mirco Scaccabarozzi, segretario generale della Cisl Monza Brianza Lecco
Mirco Scaccabarozzi, segretario generale della Cisl Monza Brianza Lecco Fabrizio Radaelli

Gestione del tempo tra lavoro, scuola in didattica a distanza e famiglia; smart working da “interpretare”; bonus anche inediti da applicare. E comunque scadenze fiscali da rispettare. Con, sullo sfondo, il dato drammatico degli inattivi. È in estrema sintesi il quadro che la Cisl Monza Brianza Lecco dà dell’anno pandemico 2020, alla luce dell’attività dei suoi sportelli che il sindacato ha deciso di tenere aperti, sia pur con le dovute precauzioni e assicurando assistenza anche telefonica o telematica.

«La grande differenza dal 2019 -ha rilevato il segretario provinciale per Monza Brianza e Lecco Mirco Scaccabarozzi – è che le necessità dei lavoratori si sono spostate, visto il blocco dei licenziamenti. Ecco emergere le difficoltà di alcuni datori di lavoro a retribuire regolarmente alle scadenze, ecco la cassa integrazione non anticipata in busta paga, ecco i casi di interruzione del rapporto di lavoro, visti i ritardi, per avere almeno l’indennità di disoccupazione. Con in più il carico di lavoro in più soprattutto sulle donne quando si sono chiuse le scuole».

«L’ufficio vertenze -ha spiegato Enzo Mesagna- ha gestito 3mila pratiche (di cui 1800 su Monza e Brianza) e recuperato somme per ben 4,5 milioni (7 se si conta anche Lecco). Lo Sportello lavoro ha gestito oltre 2300 pratiche di disoccupazione (1100 Mb) e offerto formazione soprattutto per i settori logistica, magazzino, pulizia e sanificazione , di cui c’è forte richiesta.

Drammatico il dato degli inattivi, di chi cioè non cerca lavoro: «Secondo l’Istat -ha spiegato Mesagna- la disoccupazione in Brianza nel 2020 è calata dal 7 al 4,9 per cento. Ma da questo dato è escluso chi non cerca lavoro. I neet (15-34enni che non studiano né cercano lavoro) in Lombardia sono saliti, dal 2019 al 2020, da 280mila a 350mila. Molti sono demotivati, non cercano più. A questi si sono aggiunti quanti non riescono a lasciare a casa da soli nonni, genitori o figli e quindi se ne prendono cura lasciando o non cercando più lavoro».

Né il reddito di cittadinanza sembra aver segnato una svolta: «Abbiamo sempre sostenuto -nota Scaccabarozzi- che questa misura unisce in modo incongruo la risposta alla povertà e la risposta al bisogno di lavoro. Il problema vero, secondo noi, in Brianza, è il mancato incontro tra richieste di competenze delle aziende (soprattutto nel manifatturiero e nel terziario avanzato) e quanto offre il mercato, cioè la scuola. La dispersione scolastica al 17%, in Brianza, significa risorse buttate via. E non è detto che servano solo competenze tecniche e scientifiche. I servizi alla persona (anziani, minori) sono sempre più richiesti e il Covid non ha fatto altro che acuire questa tendenza».

Quanto al patronato Inas (previdenza e assistenza), il 2020 non solo ha spinto alla pensione chi ne aveva i requisiti, ma ha introdotto nuove incombenze legate ai vari bonus (baby sitter su tutti), congedi, reddito di emergenza. A emergere soprattutto i problemi della cosiddetta “famiglia sandwich”, presa dalle incombenze della cura degli anziani da una parte e dei minori dall’altra.