Monza sempre in coda nella classifica dell’Ecosistema urbano (ma virtuosa per le risorse idriche)

Monza rimane nella coda della classifica dell’Ecosistema urbano, il rapporto annuale di Legambiente sulla vivibilità ambientale dei comuni capoluogo: è 85°, era 79esima un anno fa. Rimane tra le virtuose nella graduatorie relative al sistema idrico.
Monza Brianza
Monza Brianza

Monza rimane nella coda della classifica dell’Ecosistema urbano, il rapporto annuale di Legambiente sulla vivibilità ambientale dei comuni capoluogo, realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 ore. Nel 2020 Monza e Brianza è 85° (era 79esima un anno fa e 98° nel 2018), sempre ultima delle lombarde. Milano è 29° (60,22).

Al primo posto c’è sempre Trento (79,98), il vessillo lombardo è tenuto sempre alto da Mantova che è seconda con 76,75 punti. Chiude il podio Pordenone (76,71). Monza ha totalizzato 41,46 punti e paga principalmente, e ancora, per l’inquinamento atmosferico, la qualità e la sostenibilità ambientale dal punto di vista della mobilità, del trasporto pubblico e dell’efficientamento energetico.


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Rimane invece tra le sei città italiane virtuose in tema di dispersione dell’acqua e capacità di depurazione, riuscendo a contenere le perdite entro il 15%. Con Monza ci sono Livorno, Ma-cerata, Milano, Pordenone e Trento.

“Come ripartire dopo un’emergenza globale? Sarà necessario proiettarsi con coraggio verso un futuro più sostenibile e smart, utilizzando il RecoveryPlan per lanciare un vero Green New Deal made in Italy. Città e Sindaci sono il fulcro di questo cambiamento”, riassume la presentazione del progetto.

Intanto nel esce una Lombardia “divisa tra buone pratiche – una su tutte la raccolta differenziata – che migliorano di anno in anno e problemi cronici – uno su tutti l’inquinamento atmosferico – che invece continuano a non trovare soluzione”

Le altre lombarde sono 13° Cremona, 18° Sondrio, 25° Lodi, 30° Bergamo, 34° Brescia, 37° Como, 53° Pavia, 62° Varese, 63° Lecco.

Nel rapporto vengono presi in considerazione diversi indicatori: aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano, energia. I parametri derivano tutti da dati originali raccolti da Legambiente, eccezion fatta per uso efficiente del suolo (elaborazione Legambiente su dati Ispra e Istat), capacità di depurazione e verde (Istat), tasso di motorizzazione e incidenti stradali (ACI e ACI-Istat). L’insieme degli indicatori selezionati per la graduatoria complessiva dei 104 capoluoghi esaminati nel report copre i principali componenti ambientali presenti in una città, valutando tanto i fattori di pressione e la qualità delle componenti ambientali, quanto la capacità di risposta e di gestione ambientale.

«Quest’anno Ecosistema Urbano ha un significato particolare perché fotografa la situazione delle nostre città appena prima dello tsunami Covid – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – Proprio per questo il quadro che ne emerge ci deve servire per fissare nuovi parametri per i mesi che verranno. Già al termine della prima ondata avevamo sottolineato la necessità di ripartire mettendo l’ambiente al centro delle politiche urbane in ogni ambito: energia, mobilità, rifiuti, urbanistica e spazi verdi. Invece negli scorsi mesi anche in Lombardia accanto a scelte politiche lungimiranti abbiamo visto ancora troppe resistenze e lentezze, a partire per esempio dal mancato incremento del trasporto pubblico non a caso finito al centro delle polemiche nell’ultimo periodo. Adesso che la seconda ondata è ormai arrivata, rinnoviamo il nostro appello a usare i prossimi mesi per fare sistema e incrementare le buone pratiche che già sono realtà in diverse città lombarde. I fondi europei che arriveranno nel nostro Paese devono assolutamente essere usati anche in Lombardia per sostenere la transizione ecologica e per rendere le nostre città più moderne, sostenibili e sicure».

Come sottolineato dal rapporto, «la metropoli lombarda è quella che più di tutte negli ultimi anni ha tentato di spostare sempre più su l’asticella della vivibilità urbana riuscendo a rendere stabili alcuni cambiamenti. Questo andamento, oltre che dai buoni esempi di progettualità sottolineati dalle buone pratiche, lo si vede anche dai numeri. Dati che evidenziano, ad esempio, la scelta di promuovere sempre più un sistema di mobilità condivisa e integrata con il servizio di trasporto pubblico, limitando fortemente il traffico privato in centro. Cresce costantemente lo spazio dedicato a pedoni e ciclisti, aumentano i servizi in sharing (bici, auto, monopattini) e sono ormai stabili i passeggeri trasportati dal servizio di TPL (il capoluogo meneghino è secondo solo al caso particolare di Venezia, con 468 viaggi per abitanti all’anno). Milano è l’unica grande città ad avere una rete idrica che perde molto meno del 25% dell’acqua immessa in rete: quarta assoluta con appena il 13,7% di perdite (era 15,2% lo scorso anno); è la città che ha invertito la proporzione tra suolo impermeabilizzato o costruito e crescita di abitanti residenti: è prima nell’indice del consumo di suolo ed è l’unica a totalizzare 10/10, come già lo scorso anno».

Proprio il dato sullo stop al consumo di suolo è di particolare rilevanza considerato che Milano è la città che sta crescendo di più in parametri demografici, sia in valore assoluto che in termini relativi, oltre che in dotazioni di infrastrutture e servizi.

«I risultati di Milano, pur ovviamente con ampi margini di miglioramento, confermano le buone pratiche messe in campo dall’amministrazione comunale in questi anni in termini di mobilità sostenibile e politiche urbane tese a recuperare lo spazio per le persone» commenta Federico Del Prete, presidente del circolo Legambici.

«Politiche che sono state messe in campo anche negli scorsi mesi e che devono essere assolutamente incentivate anche nei mesi e negli anni a seguire, a prescindere da chi vincerà le elezioni. Anche in questa fase delicata, Milano deve seguire con ancora maggiore decisione l’esempio delle altre metropoli europee – da Londra a Parigi, da Barcellona ad Amsterdam – sempre più unite nella costruzione di una “nuova normalità” fondata su mobilità dolce e trasporto pubblico capillare, spazi urbani sottratti al traffico e restituiti alla vita di quartiere, strade slow più sicure e vivibili».