Monza: per la Icar nuovo liquidatore, tempi più lunghi. Lavoratori da novembre senza stipendio

Monza, la situazione della Icar, la storica azienda monzese di condensatori e apparati elettrici di grande potenza, si fa ancora più ingarbugliata. La domanda di amministrazione straordinaria è stata presentata in tribunale, che verosimilmente deciderà con l’anno nuovo
Monza Presidio lavoratori Icar
Monza Presidio lavoratori Icar Fabrizio Radaelli

Cambia il liquidatore ma ancora massima incertezza sul futuro dell’azienda. Intanto il 24 dicembre è scaduta la cassa integrazione e la condizione dei 200 lavoratori si fa ancor più precaria.

La situazione della Icar, la storica azienda monzese di condensatori e apparati elettrici di grande potenza, si fa ancora più ingarbugliata. La domanda di amministrazione straordinaria è stata presentata in tribunale, che verosimilmente deciderà con l’anno nuovo. Intanto però i soci dell’azienda hanno nominato un nuovo liquidatore, che i sindacati hanno chiesto di poter incontrare quanto prima. Lunedì 21 dicembre i lavoratori hanno scioperato per otto ore.

«Il cambio di liquidatore – spiega Patricia Lupi della Cgil Fiom Monza Brianza- non favorisce i colloqui. Per ora non abbiamo interlocutori, intanto il lavoro prosegue al 30% e soprattutto senza stipendio da novembre, la situazione è drammatica».

«Non è usuale -rincara Gabriele Fiore della Fim Cisl Monza Brianza Lecco – il cambio di liquidatore in corsa. Il liquidatore precedente aveva preso impegni per la gestione ordinaria. Evidentemente non andava bene ai soci. In tribunale la procedura è avviata. Il giudice dovrà dichiarare lo stato di insolvenza dell’azienda, solo dopo il ministero per lo Sviluppo economico potrà nominare un commissario straordinario».

I tempi insomma sembrano allungarsi , e questo mette in allarme sindacati e lavoratori: «La richiesta per rinnovare la cassa integrazione -prosegue Fiore- dev’essere fatta dal commissario straordinario. Ma l’attuale “cassa” scade alla vigilia di Natale. C’è il rischio insomma che i lavoratori non vedano un euro per diverso tempo, come già da novembre. Lo sciopero di lunedì aveva anche la funzione di spingere per stringere i tempi».