Monza, cani antidroga per il blitz nel fortino di via Sant’Alessandro

Controlli a raffica con i cani antidroga in via Sant’Alessandro 46 a Monza, quella che i residenti hanno ribattezzato la cascina dell’illegalità. Un mese fa qui inquilini avevano lanciato l’allarme dalle pagine del Cittadino.
Monza Casa di ringhiera in via sant'Alessandro
Monza Casa di ringhiera in via sant’Alessandro Fabrizio Radaelli

Controlli a raffica con i cani antidroga in via Sant’Alessandro 46 a Monza, quella che i residenti hanno ribattezzato la cascina dell’illegalità. Qualche giorno fa, poco prima delle nove, alcuni agenti della Polizia di Stato hanno eseguito controlli in diversi appartamenti con i cani antidroga. A confermarlo gli inquilini che proprio un mese fa, dalle pagine del Cittadino, avevano lanciato l’allarme di una situazione di illegalità che stava per esplodere. Invocando l’intervento delle istituzioni e della forze dell’ordine che già da tempo erano a conoscenza del problema.


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I problemi – Spaccio di droga anche alla luce del sole, continuo via vai di inquilini molti di nazionalità nordafricana, la paura che dietro quei residenti di passaggio si celasse anche qualche terrorista, presenza di ragazzi che dormono nei sottotetti ed episodi di prostituzione.

Gli inquilini avevano lanciato l’allarme avvisando che, qualora la situazione fosse degenerata, loro si sarebbero difesi da soli. Fino ai controlli di settimana scorsa quando, secondo il racconto di un residente, sarebbe stato sgombrato anche un appartamento occupato abusivamente e che già da tempo era stato messo all’asta.

Il caso in consiglio – Il disagio degli inquilini di via Sant’Alessandro 46 è finito anche sui banchi del consiglio comunale per voce di Alessandro Gerosa consigliere del Sel che settimana scorsa ha illustrato le problematiche di quella cascina proprio a ridosso della ferrovia tra San Rocco e via Borgazzi sollecitando un intervento coordinato del Comune con le forze dell’ordine, i servizi sociali, la consulta, gli avvocati di strada e gli uffici tecnici.
Inoltre alcuni rappresentanti della lista civica LabMonza hanno incontrato alcuni residenti per raccogliere le lamentele e le problematiche.

Tra le quali, la più impellente, è quella della sicurezza. Non soltanto sicurezza contro chi è dedito a malaffare e ha scelto quella cascina come residenza o luogo di spaccio. Ma anche sicurezza di non saltare in aria. Un inquilino nei giorni scorsi ha per l’ennesima volta inviato un’email in municipio, all’Ats (la ex Asl) e alle forze dell’ordine per denunciare la presenza in alcuni appartamenti di bombole di gas e di bracieri.

«In queste settimane i tecnici del Comune stanno effettuando controlli sullo stato delle caldaie – spiega – Ma il problema in questa palazzina e che alcuni si riscaldano accendendo il fuoco vivo o usando le bombole del gas. Che i tecnici del Comune o chi di competenza effettuino controlli seri, prima che ad uscire siano i vigili del fuoco in seguito a qualche esplosione per fuga di gas o incendio per quei falò che, ormai da tempo, alcuni inquilini accendono in casa per riscaldarsi».

Le conferme – Dal Commissariato di viale Romagna arriva la conferma che venerdì della scorsa settimana sono avvenute delle perquisizioni in alcuni appartamenti del complesso residenziale al civico 46 di via Sant’Alessandro.

In particolare, gli agenti, con l’ausilio di unità cinofile, hanno ispezionato tre appartamenti occupati complessivamente da sei cittadini magrebini. L’esito dell’ispezione, riferiscono dal commissariato, è stato negativo: non è stato trovato stupefacente e i sei stranieri controllati sono risultati in regola con i permessi di soggiorno e, di conseguenza, nei loro confronti non è stato preso alcun provvedimento.

I controlli, tuttavia, proseguiranno. La polizia di Stato, ma anche i carabinieri, organizzano sistematicamente servizi mirati nei luoghi considerati più sensibili o oggetto di segnalazioni. Quando hanno elementi abbastanza certi rispetto al fatto che in un dato luogo sia in corso una attività di spaccio di stupefacenti o comunque si detengano droghe, viene organizzato per tempo un intervento con l’impiego delle unità cinofile che devono essere espressamente richieste in quanto non sono a disposizione diretta del commissariato.

Così è accaduto anche venerdì scorso, ma l’informativa non ha dato l’esito atteso: nel complesso di ringhiera, e in particolare nei tre appartamenti perquisiti, i cani addestrati non hanno annusato droga.