Maltrattamenti all’asilo di Varedo, la maestra scrive: «Ero esasperata, mi scuserò per sempre»

La maestra di Macherio arrestata per maltrattamenti sui bambini all’asilo di Varedo scrive al giudice di Monza per ribadire le sue scuse: «Mi sentivo esasperata».
La lettera della maestra d’asilo di Varedo
La lettera della maestra d’asilo di Varedo

La maestra di Macherio, finita agli arresti domiciliari con l’accusa di maltrattamenti aggravati ai bambini dell’asilo di Varedo dove insegnava (e sulla quale ora pende un’ipotesi di patteggiamento a due anni con la condizionale osteggiata dai genitori delle presunte vittime) ha scritto una lettera al giudice del Tribunale di Monza dando la propria versione dei fatti.

Una lettera molto sofferta – scritta due mesi dopo l’arresto, quando aveva invece respinto ogni accusa- nella quale chiede scusa ai genitori: «In questi giorni – ha scritto la donna – ho avuto modo di pensare e di ripensare a quello che è successo e posso dire, dopo aver visto tutte le indagini così come gli episodi descritti, di non essermi riconosciuta. Voglio premettere dicendo che alcuni episodi sono stati descritti in modo più grave rispetto a come si sono effettivamente verificati e questo viene supportato dai filmati degli episodi del 15 febbraio e di buona parte di quelli del 19 febbraio».

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La lettera è piuttosto lunga: «Per gli altri – ha aggiunto – è difficile dare delle spiegazioni o delle giustificazioni. Ho infatti chiesto immediatamente scusa durante l’interrogatorio a suo tempo reso, e continuerò a chiederla». Ha spiegato la propria posizione professionale: «Ero una maestra che faceva supplenze – ha sottolineato – i sindacati mi dissero che se non avessi accettato il ruolo non sol non sarei potuta passare dalla seconda alla prima fascia, ma che non avrei più potuto fare supplenze. Non avrei avuto più un lavoro e non avrei potuto più sostenere anche mia madre».

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Madre affetta da patologia degenerativa. «Prendermi cura di lei affettivamente ed economicamente – ha scritto – è diventato sempre più complicato, soprattutto quando mi sono trovata sotto esame per un anno a Basiglio. Esame che si concluse con una valutazione complessiva insufficiente e che mi portò a essere quindi sottoposta nuovamente a un anno di valutazione alla scuola di Varedo». «Una situazione – spiega – che mi ha portato sempre più in difficoltà fisicamente, psicologicamente e moralmente. Una situazione che si aggravava di giorno in giorno anche per il rapporto complesso con una mia collega che anziché collaborare si rivolgeva a me con toni arroganti, mi insultava davanti ai bambini dicendo che rubavo lo stipendio. Mi diceva che ero incapace. Mi sentivo esasperata, abbandonata. Non mi sentivo bene in quel posto, tanto da inviare una domanda di trasferimento all’ufficio scolastico provinciale». La donna ha raccontato di aver presentato anche un esposto al dirigente scolastico senza ricevere una risposta soddisfacente. «Voglio precisare – ha scritto la maestra – che mai, ripeto mai, sono stata convocata dal dirigente per essere redarguita e invitata ad avere un atteggiamento più consono durante l’orario di lavoro. Queste mie dichiarazioni non vogliono essere una giustificazione, ma una spiegazione all’esito della quale non resta che chiedere scusa a tutti i genitori e bambini». La donna è assistita dagli avvocati Francesco Ferreri e Federico Dozio. Le parti offese sono assistite da diversi legali tra i quali, Gianluca Crusco e Laura Scattino.