Lombardia in zona rossa, Fontana: «Uno schiaffo». E non è l’unico deluso

Il presidente della regione Attilio Fontana ha definito “uno schiaffo” l’inserimento della Lombardia nella zona rossa decisa nell’ambito dell’ultimo dpcm. Ma non è l’unico deluso.
Dpcm 3 novembre 2020: infografica informazioni
Dpcm 3 novembre 2020: infografica informazioni

“Uno schiaffo in faccia alla Lombardia”. Il presidente della regione Attilio Fontana ha reagito così alla comunicazione, mercoledì sera, della zona rossa decisa dal governo nell’ambito dell’ultimo dpcm che ha previsto la divisione dell’Italia in fasce di rischio per gravità dei contagi da coronavirus. Fontana aveva già reclamato nel pomeriggio di mercoledì per una decisione presa su dati vecchi di dieci giorni.
Ma dati già gravi nella settimana del 25 ottobre – quando la curva è esplosa verso l’alto – solo lievemente mitigati nei giorni seguenti dalle ordinanze restrittive che sembrano poter avere stabilizzato i numeri (che in Lombardia anche mercoledì hanno contato 7.700 positivi e 96 decessi e hanno raddoppiato le terapie intensive rispetto alla settimana presa in oggetto dal governo dal 231 del 25 ottobre al 507 del 4 novembre).

«Comunicare ai lombardi e alla Lombardia, all’ora di cena, che la nostra regione è relegata in fascia rossa senza una motivazione valida e credibile non solo è grave, ma inaccettabile – ha detto Fontana – A rendere ancor più incomprensibile questa decisione del Governo sono i dati attraverso i quali viene adottata: informazioni vecchie di dieci giorni che non tengono conto dell’attuale situazione epidemiologica».

E poi: «Le richieste formulate dalla Regione Lombardia, ieri e oggi, dunque – conclude Fontana – non sono state neppure prese in considerazione. Uno schiaffo in faccia alla Lombardia e a tutti i lombardi. Un modo di comportarsi che la mia gente non merita».

Delusione anche nelle parole del sindaco di Monza Dario Allevi: «E così è ufficiale, siamo una delle quattro zone rosse del Paese. Sì, a partire da venerdì 6 novembre però. Peccato che anche noi sindaci lo abbiamo appreso pochi minuti prima della conferenza stampa di stasera: avremmo potuto utilizzare meglio la giornata di oggi e di domani per organizzarci. Invece ormai molti locali hanno già chiuso e comunicato ai collaboratori di rimanere a casa, come hanno fatto i negozi con i propri commessi e fornitori. Lo stesso vale per numerosi professori e per le famiglie dei ragazzi di prima e seconda media e tanti altri ancora. Si poteva fare meglio, sicuramente».

Ma gli amministratori lombardi non sono gli unici a essere rimasti delusi dalla comunicazione di Giuseppe Conte. Per motivi opposti anche il presidente della Campania De Luca e la provincia di Bolzano che sono in zona gialla hanno protestato ritenendo le misure prese non sufficientemente restrittive.