Lissone, il Comune vince contro Le Iene per il caso sui servizi sociali

Diffamazione e lesività della trasmissione “Le Iene”: il Comune di Lissone vince il primo grado della causa civile contro la trasmissione televisiva e riceverà un risarcimento di 20mila euro. Il caso risale al 2014 e aveva investito i Servizi sociali.
Le Iene a Lissone: un fotogramma del servizio andato in onda nel febbraio 2014
Le Iene a Lissone: un fotogramma del servizio andato in onda nel febbraio 2014 Redazione online

Diffamazione e lesività della trasmissione “Le Iene”: il Comune di Lissone vince il primo grado della causa civile contro la trasmissione televisiva. Reti Televisive Italiane (RTI) verserà a titolo di risarcimento del danno 20mila euro, oltre il rimborso delle spese legali, per un totale di 25.534,49 euro.

Il sindaco di Lissone, Concetta Monguzzi si dice «pienamente soddisfatta» e annuncia che l’importo verrà utilizzato a favore della riqualificazione di piazza Craxi che diverrà la «piazza dei bambini e delle bambine” come da progetto comunale già in corso d’opera col contributo del Gruppo Facebook “Noi Mamme di Lissone».


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Una destinazione evidentemente simbolica che si rifà al caso che fece tanto scalpore nel 2014 quando, si ricorderà, l’inviato della trasmissione Le Iene, Matteo Viviani, realizzò un servizio andato in onda su Italia Uno avente come oggetto la vicenda della signora Linda Greco, giovane mamma di 2 minori. Fin dal principio l’amministrazione comunale aveva contestato la ricostruzione dei fatti offerta dal servizio, ed in particolare “il taglio gratuitamente accusatorio che era stato dato allo stesso”, il “montaggio della puntata e delle interviste rese dai soggetti coinvolti e dal sindaco”, contestando anche “il titolo dato al servizio” evidenziando come “i Servizi sociali del Comune di Lissone non avessero mai strappato alcun bambino all’affetto della propria madre, avendo sempre e solo dato seguito alle puntuali prescrizioni del Tribunale dei Minorenni di Milano, a cui competeva ogni decisione in materia”.

Con sentenza dello scorso 30 novembre 2016, emessa dal Tribunale di Roma, il giudice Carmela Chiara Palermo ha accertato la “natura diffamatoria della puntata trasmessa il 5 febbraio 2014 dal programma televisivo Le Iene” in relazione al servizio dal titolo “Quando gli assistenti sociali ti tolgono i bambini” condannando Rti al risarcimento dei danni non patrimoniali patiti dal Comune di Lissone nella misura di 20mila euro, oltre al rimborso di tutele le spese legali.

È quanto deciso dal Tribunale Ordinario di Roma nel primo grado della Causa Civile promossa dal Comune di Lissone, difeso dall’avvocato Danilo Delia, del Foro di Monza.

Il Tribunale di Roma “censura” l’operato dell’inviato de Le Iene affermando che “la notizia trasmessa non è corrispondente al reale svolgimento dei fatti ed è prospettata, anzi, in modo tale da ingenerare nello spettatore la convinzione che i Servizi sociali avessero tenuto una condotta per lo meno non diligente, se non addirittura rivestente profili penalmente rilevanti, riconducibile ad un’omissione di atti”. Aggiungendo che “il giornalista si è limitato a trasmettere una opinione avallata dall’interpretazione fornita dai legali della signora Greco”. All’interno della sentenza, inoltre, viene messo in rilievo il fatto che Rti non sia stata in grado di “produrre l’intervista al sindaco nella sua interezza, così precludendo al Tribunale la possibilità di verificare se – nel corso dell’intervista – fossero state fornite dal sindaco ulteriori informazioni”.

«Sono soddisfatta di vedere riconosciuta la verità dei fatti – commenta il sindaco Concetta Monguzzi – la messa in onda di quel servizio ha avuto una ricaduta importante e problematica sull’operato del Servizi sociali e sulla figura degli operatori che quotidianamente devono affrontare le emergenze».
Il sindaco, a margine, ha voluto comunicare alla stampa che da quando fu mandato in onda il servizio de Le Iene, in Comune sono state inviate 24 buste contenenti feci.

Intanto, entro il 28 gennaio, si saprà se Rti proporrà appello alla sentenza.