L’appello del centrosinistra: «Lavoriamo per evitare la sola didattica a distanza per le scuole superiori»

«Nel nostro territorio ci sono condizioni per intervenire sugli orari e sui mezzi di trasporto andando incontro alle esigenze dei ragazzi e delle famiglie. Siamo pronti a collaborare. La Provincia può giocare un ruolo fondamentale»
Per il centrosinistra è possibile scongiurare la sola didattica a distanza nelle scuole superiori
Per il centrosinistra è possibile scongiurare la sola didattica a distanza nelle scuole superiori

«La scelta di passare alla didattica a distanza, totalmente e in maniera non differenziata per tutte le scuole superiori della Lombardia, non convince. Per questo motivo lanciamo un appello alla Provincia di Monza e Brianza perché, insieme, si possano far valere le ragioni del territorio, andando incontro alle esigenze dei ragazzi e delle famiglie». Lo scrive in un comunicato il centrosinistra brianzolo. E’ firmato dal senatore Roberto Rampi, dal consigliere regionale Gigi Ponti, da Pietro Virtuani, Segretario Provinciale del Pd, Vincenzo Di Paolo, apogruppo in Consiglio Provinciale e dai sindaci Concettina Monguzzi (Lissone). Alberto Rossi (Seregno ), Roberto Corti (Desio) e Maurilio Longhin (Cesano Maderno) e sottoscritto dai rappresentanti del Partito Democratico nei diversi livelli istituzionali e dai sindaci del centrosinistra dei Comuni in cui sono presenti istituti scolastici superiori.

«Nella nostra Provincia – si legge – ci sono condizioni per lavorare in sicurezza, intervenendo sugli orari e sui mezzi di trasporto. Siamo pronti a collaborare e dare una mano, a tutti i livelli, perché si trovino soluzioni più rispondenti alle caratteristiche del nostro territorio. La Provincia, in questo, può giocare un ruolo fondamentale, con un piano ben costruito sullo scaglionamento dell’ingresso e uscita dei ragazzi da scuola e un potenziamento del trasporto pubblico. Devono essere definiti chiaramente e coordinati con le scuole i protocolli da seguire, per evitare che scuole della stessa dimensione utilizzino modelli organizzativi completamente diversi, generando ulteriore confusione. Andrebbe inoltre valutata più analiticamente l’efficienza del sistema di didattica a distanza in ciascuna scuola».

Secondo i firmatari dell’appello: «La decisione presa da Regione deriva in gran parte dal contesto che vivono le grandi città, le quali hanno situazioni specifiche e diverse. Riteniamo sbagliato che qualsiasi intervento regionale sia uguale per tutti i livelli e tutti i territori. Occorre pertanto farsi sentire perché le grandi città, con le loro problematiche più che legittime, non condizionino tutte le scelte. Se la situazione precipiterà ulteriormente, è evidente che si dovranno prendere misure ancora più drastiche. Ma partire dalla scuola, indistintamente ovunque, e non da altro, non è corretto».

«Facciamo in modo – concludono – di non togliere con leggerezza ai ragazzi socialità e relazione; mettiamoci davvero ogni energia per salvaguardarne anche solo un pezzetto in più. La scuola è anzitutto palestra di relazione. In questi tempi difficili, in cui proprio le relazioni sono veicolo di un virus che non sappiamo ancora combattere, l’equilibrio tra la prudenza e la tutela della relazione è il grande nodo di ogni comportamento, e la scuola è il luogo che si sta comportando forse meglio di tutti. Non lasciamo che gli studenti percepiscano l’amaro paradosso di essere la categoria più colpita, non ora, non finché – sperando non accada – non ne saremo nuovamente costretti».