Il veranese Moretti vince la sua battaglia contro l’Inps

Il veranese Paolo Moretti vince la sua battaglia con l’Inps. Sentenza in tribunale a Monza: l’invalido al 100% può riavere il sussidio di accompagnamento.
Il veranese Paolo Moretti, dopo due anni ha ricevuto la sentenze positiva per la sua pensione
Il veranese Paolo Moretti, dopo due anni ha ricevuto la sentenze positiva per la sua pensione Paolo Volonterio

«È stata una lunga e pesante penitenza – spiega Paolo Moretti con a fianco la moglie Assunta Esposito – ma finalmente qualcosa di positivo è stato raggiunto. In questi lunghi anni di attesa prima che mi venisse riconosciuto l’accompagnamento, che mi era stato tolto, come se non bastasse ho subito l’amputazione di mezzo piede al San Matteo di Pavia. L’intervento è andato abbastanza bene solo che sono costretto a muovermi in carrozzina e siccome la ferita tarda a rimarginarsi sto ricorrendo alle cure a Monza».


LEGGI Seregno: la raccomandata non arriva, deve restituire 29mila euro all’Inps

Con la sentenza emessa dal giudice del lavoro, Luisa Rotolo, del Tribunale di Monza, sezione lavoro, è stata accolta l’opposizione all’Inps e dichiarato il diritto di Paolo Moretti all’indennità di accompagnamento dal marzo 2013 all’agosto 2015 e successivamente dal luglio 2016. Dopo due anni di continui ricorsi in tribunale e altrettante ingiustizie, Paolo Moretti, 59 anni di Verano Brianza, invalido al cento per cento, s’è visto riconoscere il giusto senza dover versare 28.933 euro che l’Inps aveva chiesto in restituzione. Moretti in questo lungo iter è stato difeso dall’avvocato cassazionista Elisa Grosso di Seregno.

Nel 2009 aveva subito un trapianto di cuore, polmoni e rene all’ospedale San Matteo di Pavia, inviato dall’ospedale San Gerardo di Monza, dove si era ricoverato il 5 agosto di quell’anno affetto da sindrome di Eisenmenger, un’ipertensione arteriosa polmonare provocata da un particolare tipo di cardiopatia. Il calvario di Moretti, era cominciato dal disservizio causato da un portalettere che non aveva recapitato una raccomandata dell’Inps in cui chiedeva nel 2017 la restituzione dell’ammontare della pensione di accompagnamento, pari a 29 mila euro, dal febbraio 2013 all’ottobre 2017, in quanto l’istituto pensionistico aveva ritenuto impropria l’erogazione. Ma lui nel 2012 non aveva mai ricevuto la convocazione per la biennale visita medica di controllo.