Caso Lombarda Petroli: il ministero chiede un rimborso di 6 milioni di euro

Sei milioni di euro per le bonifiche dovute dai disastri provocati dall’onda nera del 2010. È quanto chiede il Ministero dell’Ambiente in qualità di creditore della Lombarda Petroli di Villasanta.
Monza Inquinamento lombarda petroli
Monza Inquinamento lombarda petroli Fabrizio Radaelli

Sei milioni di euro per le bonifiche dovute dai disastri provocati dall’onda nera del 2010. È quanto chiede il Ministero dell’Ambiente in qualità di creditore della Lombarda Petroli, all’esito dell’udienza, celebrata nei giorni scorsi al tribunale di Monza, sullo stato passivo della società proprietaria dell’impianto di Villasanta (prima raffineria e poi deposito di carburanti), da cui, la notte fra il 22 e i 23 febbraio 2010, fuoriuscirono tonnellate di carburante a seguito dell’apertura (non si sono mai scoperti gli autori materiali) di alcune cisterne.


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La Lombarda Petroli è finita in liquidazione (dopo la dichiarazione di fallimento avvenuta nel 2017), lasciando un buco da 25 milioni di euro. Secondo quanto appreso, si apre un’altra partita giudiziaria al Tar da parte della curatela, che si è opposta al Pgt di Villasanta, che ha destinato il futuro dell’enorme area a terziario e logistica, sostenendo che impedendo la destinazione residenziale e di grande distribuzione, non si ricaverà abbastanza per pagare i creditori. Prima di questi capitoli, negli anni si erano susseguiti tre gradi di giudizio penali per il disastro ambientale. L’ultima parola era stata della Corte di Cassazione, due anni fa: quello della Lombarda Petroli fu un disastro colposo, provocato per non pagare le tasse su giacenze di carburante, che non erano state precedentemente dichiarate.

La notte del 22 febbraio 2010 vennero rovesciate circa 2.400 tonnellate di idrocarburi (a seguito di manomissione di due cisterne) che raggiunsero il fiume Lambro, fino al Po. La sentenza dei giudici della Suprema Corte è arrivata a luglio 2017, a pochi giorni dalla scadenza per prescrizione dell’intera vicenda. I giudici romani avevano confermato il verdetto della Corte d’Appello di Milano che, a differenza della sentenza del tribunale di Monza in primo grado (che aveva condannato il solo custode dell’impianto a 5 anni), ha inquadrato la vicenda come “disastro colposo”, riconoscendo la responsabilità anche di uno dei proprietari, il petroliere brianzolo Giuseppe Tagliabue (assolto invece il cugino Rinaldo) condannandolo a un anno e 8 mesi (pena abbassata a un anno e mezzo invece per l’ex custode monzese Giorgio Crespi).

Fu dunque un gesto volontario, quello di rovesciare nel piazzale della Lombarda Petroli tonnellate di carburante, ma del quale i responsabili non hanno saputo controllare e prevedere le conseguenze. E per questo dovuto a grave “negligenza”, non a dolo. Scrivevano i giudici d’Appello: «Lo scempio ambientale alla Lombarda Petroli fu voluto dal titolare per sottrarre i prodotti al pagamento delle accise, ma Giuseppe Tagliabue pensava che lo sversamento si sarebbe limitato all’area della sua azienda quindi si tratta di disastro colposo e non doloso». E ancora: «La scelta di sversare almeno una parte dei prodotti petroliferi per evitare il futuro pagamento delle imposte è stata adottata senza tenere conto di quello che era il limite oltre il quale le vasche disoleatrici non sarebbero state più in grado di resistere (…) egli (scrivono i magistrati di Corte d’Appello riferendosi a Tagliabue, ndr) per trascuratezza e imprudenza, non ha considerato i limiti quantitativi il cui superamento avrebbe comportato gravissimi danni all’ambiente».