«Caduto nella grata, dopo un anno non so se avrò giustizia»

La vicenda del professionista monzese che un anno fa era precipitato per 13 metri per il cedimento di una grata all’ospedale San Raffaele di Milano.
Ospedale San Raffaele Milano
Ospedale San Raffaele Milano

Un anno dopo quella caduta nel vuoto. Salvato da una spallina dello zaino che si è impigliato a una sporgenza del muro, che ha rallentato quel volo di 13 metri. Ivan Passoni, commercialista con studio e residenza a Monza, quello zaino lo porta ancora in spalla. Lo usa per andare al lavoro nel suo ufficio in piazza Cambiaghi, in uno slalom di buche, squarci nell’asfalto, e grate, che lui evita accuratamente.

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«Caduto nella grata, dopo un anno non so se avrò giustizia»
Ivan Passoni

Perché il professionista brianzolo, 54 anni, è l’uomo che la sera del 5 luglio 2019 cadde da una grata, che cedette sotto il suo peso mentre camminava sui viali esterni dell’ospedale San Raffaele di Milano. Un momento che gli ha cambiato la vita a partire dall’obbligo di indossare sempre un paio di scarpe col plantare alto, perché per lui oggi è impossibile anche solo pensare di camminare a piedi nudi. Ma al dolore oggi si aggiunge l’amarezza per una vicenda che dal punto di vista legale ancora ristagna. La procura ha aperto un’inchiesta che non ha ancora dato esiti, e anche sul piano civilistico e risarcitorio la questione è ancora aperta.

«Mi chiedo ancora perchè sono caduto. È possibile che debba assistere a un rimpallo di competenze, uno scaricabarile tra il San Raffaele e Gestipark la società che secondo quanto è stato riferito a me e miei legali gestirebbe i parcheggi sotterranei?», si domanda il professionista brianzolo.

Quella sera di luglio, Passoni si trovava all’ospedale per fare visita al figlio, reduce da un delicato intervento chirurgico, fino a che quella grata sotto di lui, probabilmente per un difetto di installazione o di manutenzione, cede sotto il suo peso.

«Ho ripreso conoscenza e ho pensato di essere in un fumetto. Ho urlato attirando l’attenzione di una guardia». Le fratture agli arti inferiori sono gravi, ma sui talloni le conseguenze si rivelano devastanti. I mesi successivi si trascinano tra cicli di operazioni, morfina, immobilità prolungata, riabilitazione cinque giorni a settimana. Tormento fisico e psicologico. Dal San Raffaele fanno sapere «che non risulta alcun coinvolgimento da parte dell’ospedale, e che la società che gestisce il garage, e che ha in carico la manutenzione, è assicurata e dovrebbe pertanto attivarsi».

Sul punto, si preannuncia battaglia legale: «Mi sono affidato agli avvocati, ma non nascondo una certa amarezza. Mi dovrei rivolgere a una società di Bari (la Gestipark ndr) che si trova in amministrazione controllata mentre io, in quel momento, mi sentivo affidato al San Raffaele, una delle eccellenze della sanità italiana».