Arcore, due sindaci rinviati a giudizio per il caso del bitumificio di Bernate

Nei giorni scorsi sono stati rinviati a giudizio il sindaco di Arcore Rosalba Colombo, il predecessore Marco Rocchini e un ex funzionario dell’Urbanistica sulla questione del presunto danno erariale riferito al caso del bitumificio mai realizzato a Bernate.
Arcore Protesta impianto Doneda  - foto di repertorio
Arcore Protesta impianto Doneda – foto di repertorio

Il sindaco Rosalba Colombo sceglie il “no comment” sulla vicenda Doneda. Pure se il bitumificio non è mai stato realizzato sull’area verde di Bernate, la questione rimane comunque un caso tutt’altro che chiuso, per certi versi. Nei giorni scorsi sono stati rinviati a giudizio il sindaco Colombo, il predecessore Marco Rocchini e l’ex funzionario dell’Urbanistica Massimiliano Lippi, da parte della Corte dei conti, sulla questione del presunto danno erariale. Danno legato ai 600mila euro di penale pagati dal Comune a Doneda per la mancata autorizzazione a realizzare l’impianto. Cifra alla quale si sommerebbero anche i mancati introiti nelle casse comunali in termini di oneri di urbanizzazione.

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L’udienza che potrebbe chiarire definitivamente la posizione di politici e funzionario è stata fissata per dicembre. Nella peggiore delle ipotesi per i rinviati a giudizio si profila l’obbligo di risarcimento.

Per allora, con ogni probabilità, Colombo non sarà più sindaco di Arcore e l’affaire Doneda entrerà nel suo quarto mandato amministrativo dopo il governo Rocchini e i due Colombo.

Tutto è partito sul finale del mandato Rocchini, tra il 2010 e il 2011, quando il Comune sottoscrisse un accordo di massima con Doneda per la realizzazione del bitumificio. Un atto contestatissimo che infiammò la campagna elettorale e che probabilmente contribuì a consegnare la vittoria alla coalizione della Colombo che nel suo programma disse un no deciso all’impianto. Un no poi onorato con la non approvazione della variante urbanistica e con la conferma della destinazione agricola dell’area in Consiglio comunale nel 2014. Dopo i ricorsi di Doneda, l’ultima parola spettò al Consiglio di Stato: legittimo negare l’autorizzazione al bitumificio ma necessario un risarcimento di 600mila euro.