Allarme ludopatie a Lissone: «La spesa pro capite per il gioco d’azzardo supera la media nazionale»

Gioco d’azzardo, a Lissone il fenomeno è allarmante e il Comune prosegue la campagna no-slot avviata nel 2012. Lo ha rivelato il sindaco in una conferenza stampa: nell’anno 2016 la spesa pro-capite in città è stata di 2.175 euro, ben oltre la media nazionale (1.600 euro).
Allarme ludopatie a Lissone: «La spesa pro capite per il gioco d’azzardo supera la media nazionale»

Gioco d’azzardo, a Lissone il fenomeno è allarmante. «Nell’anno 2016, la spesa pro capite a Lissone nel gioco d’azzardo è stata di 2.175 euro, includendo nella statistica anche bambini e neonati. Il dato è solo lievemente in calo rispetto al 2015, quando la quota era di 2.240 euro. Considerando la media nazionale (quasi 1.600 euro per il gioco d’azzardo), Lissone è ampiamente sopra. Per questo motivo, il Comune di Lissone ha il dovere di proseguire nella propria campagna no-slot e nel sensibilizzare la cittadinanza sui rischi dovuti alla ludopatia».

È questo il commento del sindaco Concetta Monguzzi a seguito dei dati chiesti e ottenuti dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato relativi a flussi, giocate e importo totale del gioco d’azzardo nel Comune di Lissone nelle annualità 2015 e 2016.
Il Comune di Lissone ha infatti chiesto all’Agenzia dei Monopoli di Stato che controlla flussi, dati e regolarità dell’azzardo legale italiano, i numeri sul gioco d’azzardo in città relativi all’ultimo biennio. Il dato lissonese è altresì sensibilmente maggiore di quello medio della Provincia di Monza e Brianza, dove si è giocato pro-capite 1.341 euro nel 2015 e 1.411 nel 2016, con un trend ascendente opposto a quello cittadino. Dal solo Gioco d’azzardo effettuato all’interno del Comune di Lissone, nel 2015 l’Erario ha introitato 8,7 milioni di euro e oltre 10 nel 2016. Come specificato dall’Agenzia, i dati di gioco relativi al Comune non sono automaticamente riconducibili ai residenti, specie per le aree geografiche ad alta densità abitativa o in cui sono presenti concentrazioni di strutture lavorative fra cui stabilimenti, uffici pubblici, centri commerciali. «Nonostante questo, la preoccupazione rimane – aggiunge il sindaco Monguzzi – e abbiamo un punto di partenza per avere sotto gli occhi una chiara percezione del problema. Il contrasto al gioco d’azzardo patologico passa anche dalla trasparenza sui numeri, per poter agire in ambito sociale e sanitario».

Con un percorso condiviso che a partire dal 2012 ha coinvolto 26 esercizi pubblici, l’amministrazione Monguzzi si è mossa per sostenere il progetto “No slot”, per opporsi al proliferare di slot machines, videolotterie (Vlt) e apparecchi d’azzardo in genere sul territorio lissonese. Sono inoltre 71 le aree “no slot” (500 metri dai luoghi sensibili come chiese, oratori, scuole etc…) individuate dall’amministrazione comunale, attorno alle quali non è possibile il gioco d’azzardo.