È sulla panchina del Monza ormai da 114 gare, dal 22 ottobre del 2018. Ha portato la squadra in finale di Coppa Italia di Serie C nel 2019, ha vinto il campionato l’anno scorso e ora ha chiuso al terzo posto la stagione del rientro in Serie B dopo un ventennio trascorso nelle categorie minori. Cristian Brocchi è pronto per la sfida playoff.
«Penso che il terzo posto rimanga un traguardo importante. Da neo promossa abbiamo dovuto rincorrere tutti, formando quasi da zero un gruppo vincente. Abbiamo finito con la miglior difesa, il miglior possesso palla e il numero più alto di passaggi riusciti e siamo in top 5 per occasioni create. Forse ci è mancato qualcosa in fase realizzativa e tutti sicuramente avremmo preferito chiudere nelle prime due (e abbiamo lottato per far sì che si verificasse), ma guardando all’annata che è stata, e a tutte le difficoltà, partire con un piccolo vantaggio nei playoff rimane un risultato ragguardevole».
Qual è stato il momento più duro?
«Sono stati due. All’inizio, con il Covid. E al ritorno dopo il Cittadella, quando per le assenze abbiamo perso terreno dopo essere stati secondi dalla fine dell’andata».
Le prestazioni migliori?
«Le due con la Salernitana rubano l’occhio, ma penso anche ad andata e ritorno con l’Empoli, all’esordio con la Spal, alle gare con il Frosinone. Ce ne sono state più di quante non si dica».
Ai playoff quali sono le rivali più temibili?
«Per capire il livello di questi spareggi, basti pensare che Spal e Frosinone sono rimaste fuori. Per me il Lecce è la più forte».
Secondo lei il Monza è una squadra da playoff?
«Incideranno moltissimo l’aspetto mentale e l’aspetto fisico. Arrivare meglio degli altri fa la differenza. Ma più di ogni altra cosa, la differenza la farà la voglia di vincere e su questo garantisco».
Oggi la squadra è in forma, anche grazie al 3-5-2. Quando le è venuto in mente che poteva calzare a questa squadra?
«Ne sento parlare molto, ma io non sono convinto che la squadra sia cambiata più di tanto. Abbiamo sempre avuto la ricerca del gioco, magari prima la manovra sembrava più lenta e meno incisiva. Eppure i dati che raccogliamo, posso garantirlo, sono uguali con ogni modulo. Forse ora con la difesa a 3 siamo andati più verso le caratteristiche di alcuni nostri giocatori e si trovano più a loro agio. Eppure non abbiamo cambiato la nostra idea di gioco e le nostre richieste ai ragazzi e questo è importante. La soluzione è migliore, sì, perché come sempre la differenza la fa il risultato».
Risultati che aiutano il rapporto con la piazza…
«Io penso che un allenatore sia pagato per preparare al meglio la squadra e sopportare le critiche. Anche a me è capitato che scrivessero ai miei figli o mi offendessero personalmente. Ma queste sono persone che non hanno valore. Ciò che mi ha dato fastidio più di altro non è stato sopportare queste persone, bensì il fatto che nei momenti cruciali la squadra abbia dovuto scontrarsi con l’incredibile negatività di alcune parti. Ora siamo ai playoff a giocarci la Serie A e penso che ci meritiamo il sostegno di tutti per farcela».