Serie A: l’intervista a Filippo Antonelli, il ds delle promozioni che lascia Monza per Venezia

Filippo Antonelli nei giorni scorsi ha annunciato le dimissioni dal Monza, in partenza per Venezia: era arrivato nel 2015, ha festeggiato tre promozioni.
Il direttore Filippo Antonelli
Il direttore Filippo Antonelli

Si presenta a Monzello nell’estate del 2015, a braccetto con il presidente Nicola Colombo che da pochi giorni aveva rilevato le sorti della storica società della città dalle ceneri del secondo fallimento. Davanti si ritrova la Serie D e una squadra da costruire in pochi giorni con pochi soldi. Comincia così l’avventura di Filippo Antonelli come direttore sportivo del Monza, lui che il biancorosso l’aveva vestito da giocatore qualche anno prima. Dopo 7 anni e mezzo di furore, cambia vita

Cominciamo dalla fine, come mai proprio il Venezia? 
«Non pensavo di cambiare, è successo tutto nell’ultima settimana. A Venezia il presidente mi ha prospettato un progetto di lungo corso, non solo per l’area sportiva, ma anche con compiti di supervisione manageriale. Ho accettato con voglia di imparare e crescere». 

Per quale motivo lasciare Monza, adesso, all’apice della storia, in Serie A? 
«Principalmente per ripartire. Il nuovo progetto è diverso, con dinamiche diverse, e mi darà l’occasione di mettere in pratica le competenze che ho potuto sviluppare grazie anche alla proprietà Fininvest. Dal punto di vista affettivo non avrei mai potuto pensare di lasciare il Monza, ma ho pensato di rilanciarmi. Ci tengo a precisare che senza l’accordo di Galliani non sarei mai andato». 

Che percorso è stato al Monza? 
«Incredibile e… indescrivibile, per la velocità con la quale tutto è accaduto. Penso ai primi giorni a Monzello con la nuova proprietà, potrei raccontare migliaia di aneddoti, non basterebbe un intero giornale. Però ci tengo a ringraziare la famiglia Colombo per quest’opportunità, senza di loro non sarebbe mai cominciato nulla. La crescita personale e professionale la devo invece all’epoca Fininvest, quando abbiamo messo il piede sull’acceleratore senza mai mollarlo. Ho visto tutti gli asset della società sbocciare. Racconto questa: all’inizio, quando sono arrivato a Monzello, facevo lunghe passeggiate in compagnia dello storico tifoso Angelo Scotti o del nostro dirigente Roberto Mazzo, mi guardavo attorno e mi dicevo “quanto sarebbe bello aggiungere questo, rifare quello”. Poi è arrivata Fininvest e hanno fatto tutto. Tutto. Pazzesco».  

Qual è stato il momento più bello in assoluto? 
«Facciamo tre, le tre promozioni: con Zaffaroni, Brocchi e Stroppa. Con Zaffaroni è stata un’annata magica, per risultati e chimica tra società e ambiente. Il valore dell’allenatore è confermato ora che approda in Serie A. Il ritorno in B dopo vent’anni è stata una bellissima esperienza nonostante il covid perché ci ha riportato nel calcio con maggior visibilità. Il salto in Serie A è stato incredibile, oltretutto a Pisa. Neanche a programmarla poteva venire fuori così, ma al Monza può succedere di tutto». 

Quali sono i colpi di mercato ai quali è più affezionato? 
«D’Errico, che rappresenta la rinascita; Mota Carvalho, perché è sceso in C ed ora è protagonista in Serie A, un calciatore moderno, di istinto e forza, nella mente di un ragazzo sensibile; e poi cito Gyrkjaer e Carlos Augusto, su Christian non ho mai avuto dubbi sul suo essere giocatore per la squadra, Carlos invece rappresenta il futuro, in prospettiva da top club». 

Cosa lascia a Monza? 
«Tanti amici, tanti ricordi, tante emozioni, solo cose positive. Anche i momenti difficili, poi sono tornati utili, le cose non vanno sempre bene ed è per questo che quando si trovano le soluzioni la soddisfazione è doppia». 

Ha un messaggio per qualcuno in particolare? 
«Per tutti: sono convinto che sarà un grande Monza in futuro, sempre più brillante. Lascio con un “in bocca al lupo” alla squadra, al mister, alla dirigenza, ai tifosi, di avere ancora più successi».