Seregno, prosegue l’attività della scuola genitori sportivi: «No al campionismo»

La sala Gandini ha ospitato una serata di approfondimento, che ha portato al tavolo ospiti esperti del settore, che hanno fornito indicazioni utili per gestire ansie ed emozioni
Gli atleti dell’Fbc Seregno presenti, con ospiti della serata ed autorità

“La squadra degli undici genitori (anti)sportivi. Ma ci alleneremo per diventare fortissimi”. È stato questo il filo conduttore del secondo incontro pubblico promosso a Seregno dalla scuola genitori sportivi, progetto coordinato da Alessandro Crisafulli, che l’amministrazione comunale ha voluto proporre, all’indomani della rissa verificatasi all’oratorio Sant’Ambrogio nel mese di giugno, a margine di una gara di calcio tra Under 9, costata un rene ad un dirigente della Polisportiva San Giovanni Paolo, intervenuto per sedare gli animi e colpito da un calcio. La serata, ospitata lunedì 4 dicembre dalla sala Gandini ed introdotta da una lettura dell’attore Salvatore Auricchio, ispirata al sondaggio tra i genitori degli atleti delle società locali, e dal benvenuto del sindaco Alberto Rossi, ha visto poi prendere il microfono Claudio Pozzi, presidente dell’Fbc Seregno, oggi unica realtà seregnese iscritta alla Figc. «Quando un genitore porta il ragazzo al campo -ha spiegato Pozzi-, deve essere il più positivo possibile, per consentirgli di esprimersi liberamente. Questo vale anche per gli istruttori, che spesso a loro volta sono genitori. Noi abbiamo centoventi tesserati: siamo partiti pochi mesi fa, con l’obiettivo di ripopolare il Seregnello, dopo i problemi precedenti, ed abbiamo bambini fantastici ed uno staff preparato. La squadra dei genitori è forte, ma dopo oggi sarà fortissima».

Scuola genitori sportivi: l’allerta di Francesco Ceniti

Uno scorcio della sala Gandini

La palla è quindi passata a Francesco Ceniti, giornalista della “Gazzetta dello Sport”: «Io ho cominciato con il calcio giocando in cortile. Poi sono arrivato anche alla Vigor Lamezia in serie C, ma a 20 anni ho preferito continuare gli studi e mi sono limitato a disputare il campionato di promozione. I miei genitori non sono quasi mai venuti a vedermi ed hanno avuto un atteggiamento distaccato. Oggi seguo con discrezione i miei figli, magari mi emoziono rivendendo qualche mia giocata in loro, ma sto in un angolino. Noto troppa tensione, troppo campionismo: i bambini sono giudicati già ad 8 anni, mentre è giusto lavorare per sensibilizzare ed educare i genitori».

Scuola genitori sportivi: l’importanza del divertimento

L’intervento dell’assessore Paolo Cazzaniga

In conclusione, prima dei saluti dell’assessore allo sport Paolo Cazzaniga, Giorgia Rocchetta, psicologa dello sport che lavora con il Torino, commentando una serie di vignette che hanno ispirato il tema dell’appuntamento, ha sottolineato che «uno dei motivi per cui i ragazzi fanno sport è imparare a conoscere il proprio corpo e stare in gruppo. Se il bambino sta bene nel gruppo, si diverte e migliora. E così arrivano i risultati». Il ciclo proseguirà ora con altri incontri, fino al termine della stagione agonistica corrente.