Gli appassionati di calcio ricordano le sue parate, (quasi) tutti gli altri la sua storia. Quella di Astutillo Malgioglio, portiere della Lazio prima e dell’Inter del Trap poi. Ricordano lo striscione nella curva della Lazio: “Tornatene dai tuoi mostri”. Un messaggio crudele e ignobile per punirlo del troppo impegno che spendeva per i ragazzi disabili ai quali insegnava a giocare a calcio, a discapito dei risultati in campo.
La storia di Malgioglio e altre dieci: il libro “Give back” di Mario Rucano
Mario Rucano, scrittore monzese e prima di tutto grandissimo appassionato di calcio, la storia di Malgioglio la conosce bene. Tanto bene che ne ha volute raccogliere altre dieci, fino a raccontare undici storie (come i giocatori in campo). È nato così “Give back. Storie di calcio socialmente responsabile”, edito da Urbonepublishing, scritto a sei mani con Stefano D’Errico, desiano che si è trasferito a Londra, e Valentino Cristofalo, di Roma.
Storie di calcio responsabile: scritte con Stefano D’Errico e Valentino Cristofalo di Community Soccer
«D’Errico e Cristofalo curano il sito Community soccer report che io seguo da tempo, e che si occupa proprio dell’aspetto sociale nel mondo del calcio – racconta Rucano – Li ho contattati raccontandogli la storia di Malgioglio e la mia idea di mettere insieme una squadra di calciatori e calciatrici per raccontare undici storie esemplari di impegno dentro e fuori dal campo. Ne è venuto fuori uno schema che potremo definire 3 – 4 – 3, una squadra di campioni che hanno messo la loro immagine a disposizione di battaglie sociali e di sostenibilità».
Nella squadra raccolta (e raccontata) da Rucano, D’Errico e Cristofalo ci sono Javier Zanetti ex capitano dell’Inter e oggi vicepresidente del club neroazzurro, Megan Rapinoe, capitana della pluripremiata squadra statunitense, che ha ottenuto dalla Federazione USA il medesimo trattamento economico tra calciatori e calciatrici professioniste. E poi l’italiana Sara Gama, volto nostrano dell’equal pay e Juan Mata del Manchester United, testimonial del Common Goal, il movimento di beneficenza che devolve in progetti di promozione sociale l’1% dell’ingaggio dei calciatori.
Storie di calcio responsabile: «Sempre di più i giovani atleti che sposano cause sociali»
Non ci sono i super big del calcio, nomi come Messi e Ronaldo non sono stati convocati nel team di “Give back”.
«Certamente devolveranno ingenti somme in beneficenza – spiega Rucano – ma un conto è donare soldi per una causa, un conto è farla propria, abbracciarla e difenderla in prima persona. Per questo motivo abbiamo deciso di non metterli nella rosa dei nostri campioni».
E ancora. «Sempre più i giovani atleti, non solo nel calcio, mettono la loro popolarità a servizio delle cause sociali ed ecologiche e lo fanno credendoci profondamente, e non solo devolvendo a scatola schiusa parte dei loro guadagni. E questo è il volto socialmente responsabile dello sport».