Un brianzolo in pista nel weekend del Gran Premio d’Italia. Alberto Cola, trentasei anni, villasantese e pilota di professione, sfreccia nel Tempio della Velocità tra una sessione e l’altra di gara a bordo di una supercar per far provare agli ospiti dei team il brivido della corsa. Il pilota degli “Hot Lap”, residente a 2 chilometri e mezzo dalla Ascari e a 2 chilometri ed 800 metri dalla Parabolica, ci racconta il mondo dietro ad un altro degli aspetti del Gran Premio.
Alberto, innanzitutto raccontaci un po’ di te e della tua carriera
«Sono Alberto Cola e ho corso per quasi vent’anni iniziando dai Go Kart dove ho vinto il titolo italiano. Sono passato poi alle formule: Renault 1.6 e Renault 2.0 (le attuali F4 e Formula Regional n.d.r) dove ho vinto il campionato Italiano e poi l’austriaco. Sono stato preso come pilota ufficiale Audi dove ho vinto il mondiale rookie nella Superstar, poi sono passato a Lamborghini per un anno nel Supertrofeo, ma il vero salto è stato dopo passando nel gruppo FCA con Maserati dove ho vinto l’europeo con l’MC Stradale e poi ho fatto Le Mans con il Ferrari Challenge dove ho fatto la pole. Da lì ho iniziato a lavorare nello stradale come pilota e istruttore».
Alberto Cola: l’esperienza a disposizione degli ospiti dei team
Di cosa ti occupi qui al Gran Premio?
«Mi hanno contattato tramite Alfa Romeo che è del gruppo FCA. Facciamo degli Hot Lap, portando in pista dei clienti vip, CEO di aziende e personaggi famosi, facendo fare loro un giro di pista con qualche traverso. Li facciamo divertire tra una prova e l’altra. È la mia prima esperienza di questo tipo, ma sono già venuto a lavorare a diversi Gran Premi. Il mio datore di lavoro principale è scuderia De Adamich, la prima scuola di guida sicura in Italia con sede a Varano de Melegari (Dallara), che poi mi smista tra Alfa, Maserati e Ferrari e i loro eventi sportivi».
Quindi al momento non sei impegnato in nessun campionato?
«No. Ho appena finito con Midget dove ho partecipato per fare il coach a dei ragazzi. Mi capita spesso di fare da coach driver sia per il Ferrari Challenge sia per clienti privati che hanno magari Porsche o altri brand. Sono appena stato decategorizzato dalla FIA a bronze per essere stato inattivo per cinque anni nelle categorie FIA. Ho fatto richiesta per essere decategorizzato da silver a bronze in modo da diventare molto goloso per campionati come il Creventic, il GT Open, il Wec. Mi sto un po’ muovendo e spero che i team come AF Corse mi prendano per mettermi in un equipaggio. Vediamo se riuscirò a ripartire con una carriera da professionista così magari da andare a vincere qualcosa di un po’ serio, o se continuerò con il coaching».
Alberto Cola: il desiderio di un ritorno alle corse
Ti piacerebbe tornare ad avere un ruolo attivo nel mondo delle corse?
«Tutti i piloti dicono di no un po’ da sbruffoni, in realtà tutti vogliono tornare a correre. Vorrei tornare a correre prima di tutto per vedere se sono ancora all’altezza, perché valutando tutto il discorso video e telemetrie tecnicamente sono meglio ora di quando lasciai. Non so più il discorso concentrazione e reattività».
In quale campionato ti piacerebbe entrare?
«Ho sempre corso in categorie sprint, ora vorrei provare le endurance. Il mio sogno è la 24h di Le Mans».
Come è nata la tua passione per le corse?
«Mio padre è il campione italiano di rally del 1978 con la Stratos in coppia con Emilio Radaelli. A 5 anni correvo con le motorette da cross e una sera venne a cena Emilio e mi chiese se volevo provare un Go Kart: disse che andavo forte e di mettermi in un campionato italiano per farmi le ossa. Al secondo anno vinsi il campionato e iniziai a salire, un po’ grazie a mio padre, un po’ grazie ad uno sponsor che mi fece fare il salto nelle Formula. Vinsi la mia prima gara a Monza tra gli amici e i compagni di scuola sulle tribune».
Alberto Cola: i consigli per chi aspira a diventare pilota
Che consiglio ti senti di dare ai ragazzini che vogliono fare i piloti?
«Guardate meno gli youtuber e passate più tempo con il vostro telemetrista. Seguite i piloti veri e cercate di succhiare informazioni il più possibile. Chiaramente il sogno all’inizio è quello di puntare alla Formula 1, però poi picchiando un po’ la faccia capisci che, a meno che non sei il figlio dello sceicco del Brunei e hai veramente talento e fortuna, devi puntare ad altre categorie. C’è un bacino di richieste di piloti professionisti più importante nei campionati a ruote coperte».
Sei soddisfatto del tuo percorso?
«Molto».