Gianfranco Josti, storica firma del Corriere della Sera e decano dei giornalisti di ciclismo, commenta il Giro d’Italia per ilCittadinoMb.it.
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Il Giro d’Italia ha voluto rendere omaggio alla Nove Colli, la più antica e famosa gran fondo, che compiva cinquant’anni. I partecipanti alla corsa rosa numero 103 avrebbero dovuto rendere omaggio a Marco Pantani, visto che partenza e arrivo erano previsti a Cesenatico, la città romagnola che il Pirata ha reso celebre in tutto il mondo.
In che modo rendergli omaggio? Scattando su una delle tante salite disseminate lungo i 204 del percorso, i Nove Colli appunto. Non salite impossibili, comunque ideali trampolini di lancio per chi avesse deciso di indossare i panni dell’attaccante, ruolo che Marco Pantani interpretava nel migliore dei modi, sia sotto il solleone, sia in giornate di brutto tempo.
Invece i cosiddetti “grandi”, gli aspiranti alla vittoria finale, i campioni che dispongono di gregari votati al sacrificio non hanno mai messo il naso davanti al gruppo, non hanno mai provocato un’accelerazione che avrebbe potuto dare un senso compiuto ad una tappa che per le difficoltà oggettive (dislivello di 4.000 metri) poteva lasciare un segno. Invece la pioggia che si è abbattuta sulla corsa ed il freddo intenso si sono trasformati in preziosissimi alibi per giustificare la “non voglia” di attaccare per risparmiare le energie in vista dei prossimi traguardi.
Chi, invece, aveva voglia di faticare ha trovato terreno fertile sulle strade di Pantani. Quattordici coraggiosi hanno affrontato i primi chilometri pancia a terra ed hanno costretto alla resa il gruppo. Il tentativo di reazione degli uomini di Domenico Pozzovivo, ex spalla di Nibali ora candidato al podio milanese (perché non sul gradino più alto?) capaci di dimezzare il vantaggio dei battistrada è stata una mera illusione, perché c’è stato alcun affondo, nessuno scatto, i grandi hanno continuato a pedalare fianco a fianco.
I più resistenti tra i quattordici fuggitivi sono risultati il giovane equadoregno Jhonatan Narvaez (molto ispirato quando corre in Romagna tanto da essersi aggiudicato in agosto la minicorsa a tappe Coppi e Bartali) e il ventiquattrenne ucraino Mark Padun. I due avevano fatto il vuoto costringendo alla resa anche l’esperto australiano Simom Clarke e si avviavano a contendersi allo sprint il successo di giornata.
Nettamente favorito il ventitreenne sudamericano, ma Padun poteva sempre contare sulla sua stazza, essendo in grado di sviluppare rapporti molto duri. La cattiva sorte gli ha giocato un pessimo scherzo, sotto forma di foratura ad una quindicina di chilometri dalla linea d’arrivo. Molto sportivamente il pubblico di Cesenatico l’ha applaudito con la stessa intensità con cui ha accompagnato le ultime pedalate di Narvaez.
La classifica non ha subito varianti, il giovane portoghese Joao Almedia continua a mantenere la maglia rosa con 34” di vantaggio su Kelderman (che al momento dispone della squadra più forte) 43” sullo spagnolo Bilbao e 57”sull’enigmatico Pozzovivo.
In attesa della cronometro di Valdobiadene sabato 17 ottobre, il Giro offre una nuova occasione ai velocisti sul traguardo di Monselice. Il francese Arnaud Démare sogna il pokerissimo.
Gianfranco Josti