Ciclismo, il ritorno della storica Molteni: con una Fondazione per ex professionisti

La storica Molteni di Arcore torna in sella. Non solo nelle maglie vintage degli appassionati che pedalano sulle strade della Brianza: il marchio che vinse col Cannibale Merckx ha gareggiato alla Sei giorni di Londra. Mario e Pierangela Molteni, figli di Ambrogio, daranno vita anche a una fondazione pr ex professionisti.
Mario Molteni (centro) con Adam Blythe (sinistra) e Jon Dibben (destra), la coppia che ha riportato la mitica maglia Molteni in pista alla 6 Giorni di Londra - Credits: Matthew Lawson
Mario Molteni (centro) con Adam Blythe (sinistra) e Jon Dibben (destra), la coppia che ha riportato la mitica maglia Molteni in pista alla 6 Giorni di Londra – Credits: Matthew Lawson

Ci sono colori e loghi che nel mondo dello sport rappresentano autentiche icone note nel mondo e, nonostante il passare degli anni, in grado di suscitare emozioni, far riaprire un cassettino della memoria. È il caso della Molteni di Arcore, più di una squadra di ciclismo che dominò la scena delle corse tra anni Sessanta e Settanta (portata al successo da Eddy Merckx), un’icona riconoscibile tra mille in virtù dei colori camoscio e nero (che adornavano le magliette dei ciclisti) e di una scritta, il nome della storica azienda alimentare fondata ad Arcore, in bella mostra su divise e ammiraglie.

Tanti motivi per non rimanere indifferenti al “ritorno” della Molteni, avvenuto alla fine di ottobre in una competizione su due ruote. L’occasione è stata la “Sei Giorni” di Londra, gara in pista che ha visto sotto i riflettori le maglie made in Brianza. Non quelle indossate decenni fa (l’avventura nel ciclismo professionistico del team fondato da Ambrogio Molteni, avviata nel 1958, si concluse nel 1976), ma una nuova versione “vintage”.


Operazione nostalgia? Niente affatto, l’epifania sul legno del Queen Elisabeth Olympic Park rappresenta un nuovo inizio. Seppure la Molteni, come squadra, continuerà a non esistere, l’apparizione londinese è il preludio a un nuovo progetto.

La scelta fatta da Mario e Pierangela Molteni, figli di Ambrogio: primo, riportare in vita il marchio di famiglia, supportando a Londra due coppie di ciclisti iscritti alla Sei Giorni; secondo, nella primavera 2019, la costituzione di una Fondazione Molteni che darà un aiuto concreto a ex professionisti del ciclismo.

«In tutto lo sport non è raro incontrare storie molto amare di protagonisti caduti in disgrazia – ha spiegato Mario Molteni, anticipando la nascita della Fondazione – a causa di disavventure, scelte sbagliate o ogni altro tipo di circostanza. Il ciclismo non fa eccezione. Il nome della nostra famiglia ha significato molto nel ciclismo e noi vogliamo appunto ricordare nostro padre impegnandoci nell’attivare un circuito virtuoso».

Oltre ai colori e il nome Molteni perché di mito si parla? La Molteni fu la squadra del “Cannibale” belga Eddy Merckx, che dal 1971 al 1976 con questa insegna tagliò 246 volte per primo il traguardo, mise a segno un record dell’ora (nel ’72 a Città del Messico, con 49,43195 chilometri), vinse 3 volte il Giro d’Italia (dal’72 al ’74) e altrettante il Tour de France (’71, ’72, ’74). Alla corte della Molteni (che nei 18 anni di vita conquistò 663 competizioni, di cui 455 all’estero) confluirono top players del pedale (come Gianni Motta, suo il Giro del ’66), Rudi Altig, Marino Basso, Joseph Bruyère che trasformarono Arcore nella capitale del regno delle due ruote.

Una storia nata dalla perizia (e passione) di Ambrogio Molteni, che nelle due ruote vedeva il miglior biglietto da visita dei propri prodotti alimentari. Storia mitica per il territorio monzese, considerato il ruolo di un altro grande come Giorgio Albani, l’ex ciclista nato a Monza – scomparso nel 2015 – che nel ruolo di d.s. tra ’61 e ‘76 contribuì alla grandeur moltenese. Ecco perché quel ritorno di quattro maglie camoscio-nera è stata ben più di un’apparizione