Calciatore, dirigente e commissario tecnico: Toni Busini rivive a 50 anni dalla sua scomparsa

Padovano d'origine e brianzolo di adozione, ha legato la sua parabola a quella di Umberto Trabattoni, facendo le fortune di Milan, Seregno ed anche Monza
Calcio 2025 amarcord
Toni Busini, a sinistra, sorridente insieme al suocero Umberto Trabattoni, dopo un comune successo sportivo

Il mezzo secolo trascorso da quel 20 agosto 1975, quando si spense serenamente a Riccione, dove si trovava in villeggiatura, già con la testa rivolta alla nuova stagione agonistica che sarebbe cominciata di lì a poche settimane, non ha scalfito nella tifoseria seregnese, ovviamente in chi ha qualche ruga e qualche capello bianco in più, la memoria di Antonio Busini, Toni per tutti, una delle figure più prestigiose e carismatiche tra quelle che hanno caratterizzato una storia sportiva che, tra alti e bassi, ha ormai superato il traguardo dei 110 anni.

Calcio: una parabola agonistica di tutto rispetto

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Un bel primo piano di Toni Busini

Padovano, nato il 5 luglio 1904, Busini aveva iniziato a giocare giovanissimo come centrocampista nella formazione della sua città natale, con la quale debuttò in prima squadra nel 1919, appena quindicenne. Rimase con i veneti fino al 1927, quando si trasferì al Bologna, con cui l’anno successivo si aggiudicò lo scudetto, il primo della sua lunga parabola pallonara: i felsinei erano del resto uno squadrone, tanto che i loro tifosi li declamavano come l’undici che «tremare il mondo fa». Vestì in seguito le casacche di Fiorentina (tra il 1930 ed il 1933), ancora Padova (tra il 1933 ed il 1934), Sampierdarenese (tra il 1934 ed il 1936) e Milan (tra il 1936 ed il 1937). Il suo percorso agonistico, impreziosito anche da una presenza nella nazionale maggiore (quella risalente al 28 aprile 1929, quando a Torino sostituì Eduardo Schiavio, nell’intervallo dell’amichevole Italia-Germania 1-2) e due nella nazionale B (quelle del 7 aprile 1929 ad Atene, in Grecia-Italia 1-4, e del 20 marzo 1932 a Padova, in Italia-Bulgaria 4-0, match in entrambi i casi caratterizzati da una sua rete), si concluse in Brianza, nel Seregno, nella stagione 1937-’38.

Calcio: la svolta esistenziale e professionale in Brianza

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La famiglia più rappresentativa del calcio seregnese. In piedi da sinistra, Ferruccio Busini, Lucilla Trabattoni, Giovanna Busini e Toni Busini. Seduti, da sinistra, Umberto Trabattoni con la moglie Amelia Archinti e la piccola Amelia Busini

Seregno fu per Busini non solo la meta conclusiva della sua carriera agonistica, ma anche il teatro di una svolta che cambiò radicalmente la sua vita. Qui incontrò e sposò infatti Lucilla Trabattoni, figlia di Umberto Trabattoni, il presidente che per primo aveva portato gli azzurri sul palcoscenico della serie B, e sorella minore di quel Ferruccio al quale è intitolato lo stadio cittadino, costruito e pagato di tasca propria dal papà, imprenditore nel ramo tessile, per tramandare il ricordo del bambino, perito tragicamente e prematuramente in un incidente domestico, e per offrire alle nuove generazioni un impianto all’altezza, dove conoscere e vivere i valori dello sport. La coppia fu poi allietata dall’arrivo di tre figli: Ferruccio, nome ereditato dallo sfortunato zio, il presidente che nel 1969 guidò il Seregno al ritorno tra i professionisti, dopo un ventennio di oblio o quasi, Giovanna ed Amelia, moglie di Paolo Barzaghi e mamma di Giangi Barzaghi, ambedue a loro volta massimi dirigenti azzurri in epoche diverse.

Calcio: la costruzione del Milan del leggendario Gre-No-Li

Il sodalizio tra il suocero, appunto Umberto Trabattoni, ed il genero, Toni Busini, fece in prima battuta le fortune del Milan, dove Umberto Trabattoni si era trasferito dopo il termine della sua esperienza nella terra di cui era originario, diventando presidente. Fu Busini, in veste di direttore tecnico, a costruire il Milan del celebre Gre-No-Li, il leggendario trio svedese composto da Gunnar Gren, Gunnar Nordhal e Nils Liedholm, che riportò allo scudetto nel 1951 i rossoneri, dopo un’attesa protrattasi per 44 anni. Il prestigio che si era meritato sul campo nella sua avventura meneghina consentì inoltre a Toni Busini di essere nominato, il 14 gennaio 1951, quale componente della commissione tecnica per la nazionale italiana, insieme a Piercarlo Beretta e Gianpiero Combi: i tre guidarono gli azzurri per cinque gare, con un bilancio di due vittorie (contro Portogallo e Francia) e tre pareggi (contro Jugoslavia, Svezia e Svizzera).

Calcio: Roma, Varese, Monza e Seregno le ultime tappe

Le tappe seguenti della parentesi calcistica di Toni Busini furono la Roma (tra il 1956 ed il 1958), il Varese (che tra il 1961 ed il 1966 condusse per mano dalla serie C alla serie A) ed il Monza (tra il 1966 ed il 1969, con l’ennesimo campionato vinto, stavolta in serie C). Terminò infine nuovamente al Seregno, al fianco del presidente Paolo Barzaghi, marito della figlia Amelia, con il quale negli anni settanta pose le basi di un ciclo da favola nella serie C a girone unico, scolpendo il suo nome nel cuore di tanti appassionati, che nonostante i 50 anni trascorsi dal suo decesso non lo hanno mai dimenticato.

L'autore

Seregnese, classe 1973, lavoro a “Il Cittadino di Monza e Brianza” dal 1998 e mi occupo dei paesi della Brianza Nord. Presidente del Circolo culturale San Giuseppe di Seregno tra il 2013 ed il 2019, ho curato in prima persona o partecipato alla stesura di più di una ventina di pubblicazioni, tutte riguardanti storie o personaggi della città in cui sono cresciuto e vivo.