Un minuto di silenzio su tutti i campi di pallacanestro e in tutte le categorie per tutta la settimana in onore di Kobe Bryant. Lo ha disposto lunedì il presidente della Federazione Italiana Pallacanestro, Giovanni Petrucci.
“Un piccolo ma sentito e doveroso gesto – ha dichiarato – per onorare la vita e la memoria di Kobe Bryant, campione assoluto che ha sempre avuto nel cuore il nostro Paese. È stato e sarà per sempre legato all’Italia”.
Kobe Bryant è morto domenica tragicamente, vittima di un incidente in elicottero in California. Aveva 41 anni ed era insieme alla figlia Gianna Maria-Onore di 13 anni e altre sette persone. Stavano volando verso l’allenamento della squadra della figlia, talentuosa come il padre e sua erede naturale tra le quattro eredi.
La notizia si è diffusa in Italia poco prima delle 21, immediato e unanime il cordoglio per uno sportivo che ha rappresentato molto di più di un semplice campione di pallacanestro. Molto amato in Italia per l’infanzia vissuta al seguito del padre Joe tra Rieti, Reggio Calabria, Pistoia e Reggio Emilia. Tra i 6 e i 13 anni ha calcato i parquet italiani, qui ha frequentato la scuola e qui ha imparato la lingua che non ha mai smesso di parlare e, anzi, ha imposto anche alle figlie. Alla fine degli anni ’90 era stato per breve tempo part-owner dell’Olimpia Milano durante la gestione di Pasquale Caputo e del padre Joe.
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