Un ricordo pieno di affetto quello di Sabrina Curi nei confronti di Pierluigi Frosio che sarà salutato per l’ultima volta dalla sua Monza mercoledì 23 febbraio alle 15.30, in duomo.
“Di tutti i papà penso sia stato il migliore. Ed è stato un po’ anche il mio” scrive la figlia di Renato Curi, il calciatore morto per un malore improvviso il 30 ottobre del 1977 sul campo dello stadio di Perugia che ora porta il suo nome. E che avrà invece gli spogliatoi dedicati al monzese.
Il capitano della squadra umbra all’epoca era proprio Pierluigi Frosio che di Curi era non solo compagno di squadra, ma anche grande amico. Sabrina allora aveva solo tre anni e per lei Frosio è stata sempre una figura di riferimento, un sostegno anche una volta diventata adulta.
Per ironia della sorte Sabrina era a Monza, a trovare il “suo secondo papà”, quando il mese di marzo di quattro anni fa aveva ricevuto la notizia di un’altra tragica morte di un calciatore, quella del capitano della Fiorentina Davide Astori, rinvenuto senza vita in un albergo di Udine.
A confortarla in quella situazione che l’aveva riportata al suo dolore originario era stato proprio Frosio del quale Sabrina aggiunge: “Come famiglia abbiamo avuto il privilegio e l’onore di viverlo non solo come calciatore, ma soprattutto come uomo. Sempre sempre sempre presente nella nostra famiglia”.
La giovane donna aggiunge un particolare, un’amara coincidenza. Anche lui, come suo padre, se ne è andato di domenica.
“Per loro la domenica non era un giorno qualunque. Si vede che lassù oggi c’era una partita molto importante e avevano bisogno di un capitano…un vero capitano. Sono convinta che stia giocando la partita più bella! Non ti dimenticheremo mai Piero, te lo prometto. E saremo sempre vicino a Nadia, Alex e Sarah, come tu sei stato vicino noi”.
Anche l’Us Aldini, società milanese ha ricordato Frosio con un toccante post su Facebook: “L’Aldini piange Piero Frosio. L’ultimo dei romantici. Già capitano del Perugia dei miracoli. Per molti un padre. Per alcuni un fratello. Figlio di un calcio di altri tempi dove al denaro veniva prima l’amore per la maglia, il rispetto delle persone, l’onestà di pensiero. Un uomo diretto, serio, che ha insegnato a noi alti valori morali. Personalità ferma ma misurata, mai un eccesso, mai fuori dalle righe nei momenti di esaltazione e in quelli di difficoltà. Un Uomo Vero. Ciao Piero. Libero di giocare”.