Vimercate – È al via una raccolta firme per riportare l’attenzione delle istituzioni sul caso e per chiedere al governo e al Parlamento un’azione vera, concreta e risolutiva per restituire la piccola Emma Houda alla madre Alice Rossini e alla sua casa di Velasca.
Martedì 18 dicembre, sarà passato un anno da quando la bambina, che compirà tre anni a marzo, fu rapita dal padre siriano Kharat Mohammed. Da allora le notizie sui suoi spostamenti sono filtrate vaghe e frammentarie e l’uomo, nonostante il mandato di arresto internazionale a suo carico, è riuscito a far perdere le sue tracce.
Pare che la bambina si trovi in Siria, ma non è chiaro se presso la famiglia del padre o altrove, in un contesto generale oltretutto aggravato negli ultimi mesi dalla guerra civile. In questo triste anniversario ripartono alcune iniziative che puntano, innanzitutto, a coinvolgere il Ministero degli Esteri e impegnarlo a un’iniziativa presso il governo siriano.
”Dal punto di vista legale abbiamo fatto tutto quanto era possibile fare, e stiamo comunque proseguendo – ha spiegato l’avvocato di Alice Rossini, Luca Zita – In questi giorni, insieme con l’istituto nazionale per la tutela dei minori abbiamo stilato una petizione, e l’abbiamo già pubblicata nella pagina del gruppo nato in facebook, per raccogliere firme affinché il governo italiano si dia da fare nel reperire notizie presso lo Stato siriano e nell’approntare soluzioni. In contemporanea, stiamo verificando la possibilità d’indire una conferenza stampa il 18 dicembre in una sala del Senato, a Roma, in modo da riportare piena attenzione sul caso in una delle più alte sedi istituzionali”.
In questi dodici mesi le iniziative legali e i canali di mediazione attivati dalla madre per tornare ad abbracciare la piccola Emma sono stati numerosi. La donna ha ottenuto in sede giudiziale l’affidamento esclusivo della figlia, mentre a carico del padre fuggitivo si sono moltiplicati i capi d’imputazione. Risale a qualche mese fa l’ipotesi di accordo tra le parti, con un incontro che doveva avvenire materialmente in Libano, e che invece l’uomo ha mandato a monte riservandosi poi di chiedere 300mila euro alla donna solo per poter rivedere la bambina. Poi, più nulla.
”Da un anno a questa parte sto vivendo un dramma indicibile – ha detto la madre – A me sembra che abbiamo fatto tutto il possibile e lo stiamo ancora facendo noi che, in realtà, ben poco possiamo fare e ottenere, mentre chi potrebbe muoversi con efficacia non ha mosso un dito. Non so nemmeno se la mia Emma è ancora viva. Mi preoccupa questo silenzio. Avevamo chiesto di avere almeno una sua fotografia per vedere che sta bene, ma non è mai arrivata”.
Un anno di vuoto pressoché totale. Durante il quale anche la comunità velaschese si è stretta attorno alla famiglia di Emma. Per gennaio dovrebbe essere in programma un’altra fiaccolata organizzata da VelascAttiva.
Anna Prada