Una siepe per difendere i campiCaponago contro l’autostrada

Una siepe contro una strada. Sabato scorso è andata in scena, a Caponago, la protesta delle famiglie del distretto di economia solidale della Brianza contro la costruzione dello svincolo che servirà a collegare la nuova Tem all'autostrada A4.
Una siepe per difendere i campiCaponago contro l’autostrada

Caponago – Una siepe contro una strada. Sabato scorso è andata in scena, a Caponago, la protesta delle famiglie del distretto di economia solidale della Brianza contro la costruzione dello svincolo che servirà a collegare la nuova Tem all’autostrada A4.

C’erano decine di famiglie che fanno parte della rete dei Gas (i gruppi di acquisto solidale): armati di zappe, vanghe, guanti e buona volontà, si sono chinati sui campi caponaghesi per piantare quattro lunghi filari di siepi a protezione della produzione di frumento biologico. Serviranno come barriera naturale contro le nubi di polvere provenienti dai cantieri vicini, che danneggiano le pianticelle. Sotto il pergolato del cascinotto, intanto, affettando il pane da filiera corta, i responsabili di «Spiga&Madia» spiegavano i pilastri di questo progetto: «Più campi di frumento meno asfalto e cemento. Meno investimenti in tangenziali, più sostegno all’agricoltura. E poi la filiera corta, e l’educazione».

È un pane vicino, quello di «Spiga&Madia»: la farina proviene dal grano dei campi al confine con Pessano con Bornago; poi viene impastata e cotta da un panificio di Robbiate. Da qui è distribuito alla rete dei Gas brianzoli. «Dal Distretto di economia solidale della Brianza è nato il progetto Spiga&Madia. Questi sono i terreni in cui coltiviamo il frumento – spiega Marco Colnaghi, vicepresidente del DesBri, indicando la distesa verde alle sue spalle – perché abbiamo la filiera corta di pane e farina. Sono circa otto ettari e all’interno di questi otto ettari la casualità vuole e che capiti proprio la rotonda di svincolo che collega la nuova Tem all’autostrada A4».

Chi coltiva i campi di Caponago e lavora per il progetto della filiera corta – che nel frattempo è decollato e distribuisce ormai il pane a circa seicento famiglie – non accetta che tutto finisca in una colata di cemento. «Noi abbiamo cominciato cinque anni fa a convertire questo terreno da convenzionale in biologico – continua Marco Colnaghi – e non ci siamo fermati nemmeno davanti a questa novità. E oggi siamo qui per finire la piantumazione delle siepi del campo. Quindi i trenta Gas che fanno riferimento a questo progetto sono venuti qua per preservare un piccolo pezzo di terra e aiutare Franco Viganò, l’agricoltore che lavora il terreno per conto dei gruppi di acquisto, a piantare le siepi di protezione».

La preoccupazione è per l’avvio imminente dell’opera, di cui comunque – spiegano da «Spiga&Madia», «non è certo che i lavori arrivino a compimento». «L’unica certezza – aggiungono – è che la tangenziale est esterna potrebbe cancellare il progetto «Spiga&madia», realizzato su un terreno convertito all’agricoltura biologica dalla sapienza contadina e con il sostegno dell’economia solidale brianzola, nella provincia più cementificata d’Italia». Da qui l’appello alle istituzioni, dalle due Province (Milano e Monza) ai Comuni interessati dal progetto: «Perché non barattino presunte esigenze di mobilità con il diritto delle comunità alla sovranità alimentare».
Letizia Rossi