Monza – Da sei secoli la mummia di Estore ghigna da dietro le porte di un’anta nel chiostro del duomo di Monza. Lui, vinto in battaglia dall’esercito del duca di Milano, ha avuto la meglio sulla Storia, ritagliandosi una nicchia di eternità. eterno, infatti, sembra essere il suo cadavere, mummificato dopo essersi completamente dissanguato, in seguito all’amputazione del piede causata da un proiettile. Terminò così, nelle acque fangose del Lambro la vita e la parabola politica di Estore Visconti, signore di Monza per sei anni soltanto, dal 1407 fino al 1413. Abile stratega e soldato valoroso al pari del Colleoni, sotto il suo regno Monza coniò le uniche monete della sua storia, dette il Grosso.
Temuto e famoso in vita, Estore lo divenne anche dopo la sua morte. Il suo corpo mummificato, ancora oggi custodito nel chiostro della basilica, testimonia la vita di un condottiero che tentò una scalata impossibile, tessendo amicizie e alleanze per vendicare la morte del padre e riottenere il suo regno. È tutta in salita la scalata al potere di Estore Visconti, figlio illegittimo di Bernabò, all’epoca signore di Milano, e di Beltramola de’ Grassi, nato nel 1346. Aveva trentanove anni quando il padre Bernabò fu catturato a tradimento dal nipote Gian Galeazzo, che lo rinchiuse nelle carceri del castello di Trezzo dove ne ordinò la morte. Usurpato del potere Estore tentò diverse alleanze per riconquistare il regno e cacciare da Milano il nuovo duca Giovanni Maria Visconti.
La medesima sorte toccata al padre lo condusse prigioniero nei “forni”, le famigerate prigioni del castello di Monza. Furono i monzesi, desiderosi di liberarsi del giogo del ducato milanese, a liberarlo nel 1407, e a eleggerlo loro signore. Cinque anni più tardi il piano di conquista e di vendetta del condottiero si completò grazie all’appoggio dei ghibellini milanesi, che uccisero Giovanni Maria mentre andava ad ascoltare la messa. Era il 16 maggio 1412, Estore Visconti diventava signore di Milano. Durò però solo un cambio di luna la sua avventura al trono. L’esercito di Filippo Maria Visconti riuscì a conquistare Milano, costringendo Estore e i suoi alla fuga verso il castello di Monza, dove rimasero assediati per quattro mesi, fino al primo maggio 1413, quando Valentina, sorella di Estore, ottenne una resa onorevole.
La sorte riservò però al condottiero un altro epilogo. L’ex signore di Monza non alzò mai bandiera bianca: una pietra sparata da una colubrina o spingarda lo colpì causandogli una devastante frattura al collo del piede. Morì dissanguato il 7 febbraio 1413, dopo tre giorni di agonia. Il suo corpo rimase tre mesi nelle acque del Lambro, prima della sepoltura nel sottosuolo del duomo. Probabilmente le condizioni di umidità e il completo dissanguamento favorirono la mummificazione quasi perfetta del corpo di Estore, che venne riesumato integro nel 1698, in seguito ad alcuni lavori in duomo. Da allora il corpo è conservato in posizione verticale in una nicchia dell’ex camposanto della basilica, privato del piede sinistro tranciato dal proiettile, e della sua spada, conservata al Museo e tesoro del duomo. Di quella stagione della storia monzese non restano che i pochi resti del castello, una delle torri minori sulla riva destra del fiume e una piccola finestra, incastonata tra il palazzo Frette e la Feltrinelli. Importanti progetti di recupero sono già stati studiati per la mummia di Estore, per compensare quella damnatio memoriae che la Storia ha riservato al soldato senza paura.
Sarah Valtolina