Desio – Il Tribunale di Desio a rischio chiusura? Tra i provvedimenti inseriti nella nuova finanziaria, c’è anche la soppressione delle sezioni distaccate dei Tribunali. Ma nella sede desiana di via Galli, sezione distaccata di Monza, per il momento non regna la preoccupazione.
“Non sappiamo niente, non abbiamo avuto nessuna comunicazione ufficiale” spiega Graziella Baudino, coordinatrice dei cancellieri. A “difesa” della sezione desiana, c’è la grande quantità di lavoro. Un aspetto che potrebbe salvare il Tribunale ed evitare così la chiusura. Sembra infatti che possano sopravvivere quei tribunali in cui ci sia una consistente mole di lavoro, dovuta anche ad un ampio bacino di utenza. Potrebbe essere il caso desiano, che copre un vasto territorio, da Paderno Dugnano a Cesano Maderno, da Nova Milanese fino a Barlassina, Carate, Giussano.
Sono 21 i dipendenti della sezione di via Galli. Tre i giudici che si occupano dei casi di diritto penale (di questi, uno però si divide con Monza ed è presente a Desio un solo giorno alla settimana). Per il civile, al lavoro ci sono 5 giudici. Tanti i fascicoli aperti sulle scrivanie dei giudici. In un anno, vengono affrontate circa 5 mila cause civili. E per quanto riguarda il penale, i giudici arrivano ad emettere un migliaio di sentenze all’anno. Una quantità di lavoro non indifferente, insomma.
“Proprio in base ai tanti fascicoli aperti qui a Desio – spiega la responsabile – crediamo che questa sezione possa sopravvivere. Al momento, comunque, nessuno ci ha detto nulla”. C’è ottimismo, insomma, tra i corridoi del tribunale. Anche se un po’ di preoccupazione si nota. Al rientro dalle vacanze, i dipendenti si chiedono quale sia il loro destino. Non sarebbero per nulla contenti se la sezione desiana dovesse chiudere.
Tra loro, tanti sono desiani. E dover lasciare la sede di via Galli sarebbe un disagio. “Aspettiamo le indicazioni” ripetono. Stesso atteggiamento anche nella sede dei giudici di pace, in via Matteotti. Anche in questo caso, la mole di lavoro è consistente, per cui i dipendenti si augurano di poter “sopravvivere”. “Per il momento – dicono – non sappiamo nulla di ufficiale”. P.F.