Arcore – I ricordi di quella drammatica mattina del 7 luglio 2001 sono impressi nella memoria di tante persone, ma soprattutto è vivo negli occhi di chi ha la consapevolezza di essere stato “miracolato” perché davvero ha visto la morte in volto. Cinzia Colella, che oggi è una giovane mamma di tre bambini, dieci anni fa si era trasferita da appena due mesi nella sua casa nuova, col marito e il figlio di un anno, nel condominio di via D’Antona ad Arcore, uno dei più colpiti dalla tromba d’aria, nella zona di Bernate.
Probabilmente ricorda ancora tutto.
Quella mattina mio marito aveva deciso di restare a casa dal lavoro per sbrigare delle commissioni e la sua presenza è stata la nostra fortuna, perché subito dopo la pappa delle 11.30 avevo l’abitudine di mettere a nanna il bambino nel suo letto, nella nostra camera. Quel giorno, visto che era a casa il papà, verso mezzogiorno il piccolo stava ancora giocando con lui ed è stata la sua salvezza.
Cos’è successo?
Mentre eravamo in casa abbiamo sentito il sibilo del vento sempre più forte: il cielo era scuro e volavano tantissimi pezzi di carta e alluminio, tant’è che ho chiuso le persiane per evitare che entrasse roba in casa. La situazione è poi precipitata in un attimo: il rumore del vento è diventato assordante e ci siamo rifugiati tutti e tre nel bagnetto cieco, dove abbiamo vissuto i momenti più drammatici della nostra vita. Lì dentro potevamo solo aspettare che tutto finisse, sperando che il vento non si portasse via anche noi. Non so quanto tempo sia passato, ma sembrava non finire mai. Ricordo il rumore dello sbattere delle persiane di alluminio e poi quel sibilo infinito.
Quando siete usciti cosa avete travato in casa?
Sembrava fosse scoppiata una bomba. Le persiane erano state tutte strappate, in casa non avevamo più mobili, neppure il divano, mentre i pochi oggetti rimasti giacevano a terra, ricoperti dal fango e da altri detriti portati dentro dalla furia del vento. Lo sgomento peggiore è stato quando siamo entrati in camera da letto: la tromba d’aria aveva fatto cadere l’armadio sul lettino. Se Stefano fosse stato lì sarebbe rimasto schiacciato.
Poi i danni…
Abitavamo in quel condominio solo in quattro, uno dei miei vicini è stato salvato da due idraulici che l’hanno tenuto per non farlo portare via dal vento. È stato incredibile vedere la distruzione attorno a noi. Inc asa nostra solo la cucina si è salvata perché troppo ingombrante per essere risucchiata all’esterno. Per fortuna due giorni prima il nostro amministratore aveva assicurato lo stabile.
Com’è finita?
Dopo quattro mesi in un’altra abitazione siamo tornati a casa. La paura del vento e dei temporali mi è passata solo da un paio d’anni. Ma non dimenticherò mai.
Arianna Pinton