Tariffe truffa, la rabbia dei malatiEcco le testimonianze delle frodi

C'è chi non ha creduto, e come San Tommaso ha provato di persona. Poi c'è chi è andato a ricontrollare le fatture, schiumando rabbia nel vedere che anche lui era finito nella rete dei rimborsi gonfiati. C'è anche chi ha minacciato di denunciare l'associazione che lo aveva «gabbato».
Tariffe truffa, la rabbia dei malatiEcco le testimonianze delle frodi

Monza – C’è chi non ha creduto, e come San Tommaso ha provato di persona. Poi c’è chi è andato a ricontrollare le fatture, schiumando rabbia nel vedere che anche lui era finito nella rete dei rimborsi gonfiati. C’è anche chi ha minacciato di denunciare l’associazione che lo aveva «gabbato». Al call center del nosocomio monzese non ci credevano e hanno provato personalmente.

Contattando una serie di croci del territorio per chiedere quanto costa il trasporto di un paziente oncologico da Varedo all’ospedale San Gerardo di Monza: i prezzi oscillano dai 40 agli 80 euro. Dati che hanno avvalorato, ai loro occhi, la denuncia fatta dalla Croce rossa. Una verifica sul campo quella effettuata dal call center oncologico del San Gerardo che, nato nel 2006, da anni denuncia la mancanza di mezzi per il trasporto dei pazienti oncologici. Il call center si è subito attivato per creare una rete e garantire la continuità delle terapie oncologiche a numerosi pazienti (soprattutto anziani e pensionati) costretti addirittura a non sottoporsi alle sedute di chemio e radioterapia perché non hanno nessuno che li accompagna né tanto meno i mezzi economici per permettersi il trasporto in ambulanza.

Scoprendo con qualche anno di anticipo rispetto alla denuncia della Croce Rossa il grande caos e speculazione di alcune croci in tema di trasporto. «Quella del paziente oncologico è una situazione molto particolare – ha spiegato Giovanni Cairo, coordinatore del call center -. Si deve infatti sottoporre anche a quaranta sedute». Conti alla mano per andare in ospedale, affidandosi a una croce che si attiene al tariffario regionale, per quaranta trasporti al costo di 40 euro il paziente andrebbe a spendere 1600 euro.

«Proprio sulla base di questa esigenza abbiamo cercato di creare una rete – ha proseguito -. Dal 2009 possiamo contare su un contributo annuo di 9mila euro offerto dal Comune di Monza che garantisce il trasporto gratuito ai pazienti oncologici monzesi che effettuano le cure nelle strutture cittadine, pagando per questo servizio direttamente alcune associazioni del territorio (Ago, Anteas, Auser, Fondazione Tavecchio, Lampada di Aladino, Croce Rossa e dall¿anno scorso anche la Don Giulio Farina che ricevono un contributo per ogni trasporto effettuato)».

Un successo immediato che, però, Cairo non riesce ad ampliare a tutta la Provincia malgrado da anni cerchi contatti fruttuosi con sindaci e il Palazzo di via Grossi. «Quello del trasporto dei malati oncologici non è solo un problema, ma anche un’emergenza sociale – ha proseguito -. Spesso non conoscono neppure i loro diritti, essendo concentrati esclusivamente sulla propria malattia».

Poi in redazione sono arrivate anche le storie. Storie di pazienti che si sono imbufaliti non appena letto il giornale settimana scorsa. E che hanno cercato le fatture pagate nei mesi precedenti. Scoprendo l’amara verità. «L’anno scorso sono stato portato all’ospedale di Desio per una tac – racconta Gianni Dassi, che abita in centro a Meda -. L’ambulanza dell’Appi di Muggiò era già a Meda, me l’avevano detto i barellieri. Il mezzo è arrivato con un ritardo di un’ora e mezza, ho dovuto aspettarli. Mi hanno portato a Desio e se ne sono andati. Poi ho dovuto attendere altri 45 minuti una volta finito l’esame. Una volta a casa mi hanno chiesto 90 euro. Per fare pochi chilometri, pochissimi. Ho letto il vostro servizio e ho subito chiamato l’Appi. Mi hanno detto che sono una srl e che non prendono fondi regionali. Quindi la tariffa pagata era giusta. Ma io li denuncio».

Una storia simile l’ha raccontata anche un residente a Seveso, Guido Trudo. Settimana scorsa è stato dimesso dall’ospedale di Desio. «Sono stato barelliere per anni», spiega Trudo al telefono. Inizialmente ha chiesto di essere riaccompagnato a casa da un’ambulanza della Croce bianca. All’ospedale hanno invece contattato l’Appi di Muggiò, sempre lei. Da Desio a Seveso, una manciata di chilometri, «mi hanno chiesto 60 euro» spiega Trudo. «Ho letto il giornale e ho chiamato questa associazione – continua -. Mi hanno detto che la tariffa era corretta, che loro hanno personale da pagare. Mi meraviglia il fatto che Regione Lombardia non controlli questa situazione».

A dare un’ulteriore testimonianza del sottobosco che prospera nel mondo dei trasporti dei pazienti da e verso gli ospedali è un ex dipendente di una di queste associazioni che di onlus hanno ben poco. «Ho lavorato per diverso tempo in uno di questi gruppi – spiega -. Ero l’unico con le qualità per lavorare su un’ambulanza per il trasporto pediatrico o per i dializzati». Numerosi gli esempi di rimborsi gonfiati: «Una volta abbiamo effettuato un trasporto dall’ospedale di Desio a una via della stessa città chiedendo 85 euro». Un servizio dove non si guarda alla qualità, ma alla velocità e al guadagno: «Mi è anche capitato di litigare durante un trasporto di una persona con il bacino fratturato. Serviva una speciale barella, invece mi è stato detto di tasportarla normalmente. Per fare prima».
Davide Perego
Barbara Apicella