Tanti volti giovani, telefonini, iPad«Molto da rottamare, giochiamocela»

Tanti volti giovani, telefonini, iPad«Molto da rottamare, giochiamocela»

Monza– Quanti giovani, al seguito di Matteo Renzi. Quelli sul palco insieme al sindaco di Firenze ne avranno una sessantina in tre. Marianna Valletta, Xenia Marinoni e Simone Vergani (18 anni il 23 settembre, se non abbiamo capito male: auguri!) non mostrano imbarazzi quando parlano per pochi secondi invitando tutti ad aderire ai comitati che si stanno formando, per poi consegnare il microfono a Renzi. Sotto, tra i seicento del Villoresi, tanti volti noti, molte persone con una certa età, ma i giovanissimi li noti subito: iPad alto per filmare o fotografare, telefonini in bella vista, magliette griffate e abbigliamento ricercato. D’altronde l’aveva detto in un altro appuntamento lo stesso Renzi: non è che quelli di sinistra devono sempre indossare una giacca stropicciata. Lui, Renzi, è in camicia bianca e cravatta nera e sa come fare breccia. Prima di parlare si toglie dalla tasca il telefonino per fare come Alonso sul podio di Monza. La politica del sorriso, che non vuole entrare in rotta di collisione con nessuno, che vuole smetterla di sparlare degli avversari, che dice «presidente Berlusconi»  – dice proprio così – dal quale tornerebbe senza problema alcuno ad Arcore, se fosse ancora presidente del consiglio. «Conosce tanto bene il suo pollo che m’ha invitato a pranzo e non a cena. Visto come andavano a finire, indovinate chi mi sarebbe toccato tra la Minetti e Lele Mora». Quindi la sterzata: «Qualche settimana fa ho incontrato Monti e mica è successo un putiferio…». Ne ha da dire Renzi. Soprattutto dice netto: «Finiamola con la politica dell’insulto tra avversari ma anche compagni di strada» che rispecchia bene le tensioni dentro e fuori il Pd, in queste settimane. «E a chi da vent’anni sta in Parlamento dico grazie. E basta. É ora di provare a cambiare». La necessità di un cambiamento, certo, per realizzare un sogno. «Mentre voi facevate le formiche e risparmiavate, i soliti noti moltiplicavano il debito pubblico. Ecco perché la rottamazione non è un fatto anagrafico ma la constatazione della necessità di un ricambio. Per anni la politica ha fatto del futuro una minaccia. Noi, invece, chiediamo spazio perché il futuro deve essere speranza. Questo sono da rottamare anche certe idee».